CronacaPuglia

Attivo a Monopoli un cimitero per bimbi mai nati

E’ ufficialmente attivo, da oggi, a Monopoli il ‘Giardino dei bambini mai nati’, una sezione del Cimitero comunale nella quale seppellire i feti da aborto terapeutico o spontaneo. L’avvio delle sepolture è stato fatto sulla base del provvedimento approvato dalla giunta comunale il 29 maggio 2012 (guidata dall’esponente del PdL, Emilio Romani) e, come precisa il Comune, su istanza dell’Associazione Movimento per la Vita di Monopoli e su esortazione dell’Ufficio di Curia per il laicato, la famiglia, la vita, vocazioni – Ufficio difesa e promozione della vita della Diocesi di Conversano e Monopoli.

“La legge 285/1990 (Approvazione regolamento di Polizia Mortuaria) – continua il Comune di Monopoli – prevede la possibilità di seppellire i prodotti abortivi di presunta età di gestazione dalle 20 alle 28 settimane complete e dei feti che abbiano presumibilmente compiuto 28 settimane di età intrauterina e che all’ufficiale di stato civile non siano stati dichiarati morti”. A richiesta dei genitori, inoltre, nel cimitero possono essere raccolti con la stessa procedura anche prodotti del concepimento di presunta età inferiore alle 20 settimane. La domanda di seppellimento deve essere fatta alla unità sanitaria locale accompagnata da un certificato medico che indichi la presunta età di gestazione e il peso del feto. I permessi di trasporto e di seppellimento sono rilasciati dall’unità sanitaria locale.

Ma il gruppo di Sel alla Regione Puglia non condivide affatto questa scelta dell’amministrazione, ed ha sottolineato che si tratta dell’iniziativa di un ‘partito di morte’: “Prima di Monopoli, ci sono stati tentativi simili a Roma e Firenze. La vergogna di questo atto è ancor più grave, perché permetterebbe, caso unico in Italia, la sepoltura anche degli embrioni. Così facendo, il Comune di Monopoli ha fatto un’ulteriore offesa alle donne ed alla legge 194. I promotori di questa iniziativa sono da ritenersi un vero partito di morte, che assecondando assurde e vergognose battaglie contro le politiche di contraccezione e di educazione sessuale, di fatto prova a limitare la libertà della donna, anche di fronte a scelte dolorose come quelle richieste da una gravidanza non voluta”.

 

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