AttualitàBasilicataComunicati

Cappella privata ‘nasconde’ la tomba di Rocco Scotellaro

Chi in questi giorni dovesse andare al cimitero di Tricarico e visitare la tomba di Rocco Scotellaro, non potrebbe non essere fortemente colpito, già percorrendo lo storico vialetto fiancheggiato dai cipressi che ad essa conduce, dallo stravolgimento del luogo a causa di un’imponente cappella privata in avanzato stato di costruzione a pochi metri dal monumento funebre del Poeta di Tricarico. È difficile comprendere e giustificare la scelta operata dal Comune, nei confronti della quale il Centro di documentazione “Rocco Scotellaro e la Basilicata del secondo dopoguerra” esprime forte disapprovazione, per aver permesso la realizzazione di un simile manufatto. La scelta è irrispettosa della figura di Scotellaro e di un luogo che è “luogo della memoria storica” della città di Tricarico e luogo della “memoria letteraria” legato a tante pagine della prosa e della poesia di uno dei maggiori poeti del Novecento italiano, al quale Tricarico ha dato i natali.

La nuova costruzione in cemento viola il luogo e gli toglie respiro, lo stravolge e compromette gravemente la visibilità e la centralità di un monumento funebre importantissimo non solo per le spoglie che custodisce, ma anche perché si tratta di un’opera di altissimo valore architettonico, progettata e realizzata nel 1955 dal Gruppo BBPR, vale a dire da Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti ed Ernesto N. Rogers, architetti milanesi che hanno segnato la storia dell’architettura italiana del Novecento. Fu Carlo Levi che nella progettazione dell’opera, finanziata da Adriano Olivetti, coinvolse questi architetti, i quali nell’ubicazione della tomba privilegiarono proprio il muro di cinta che limita il cimitero di Tricarico verso oriente, da dove in lontananza si scorge la valle del Basento, quel “versante lungo del Basento”, che è tema ricorrente nella poesia di Scotellaro. Il monumento venne concepito ed eseguito in blocchi di pietra in continuità con la pietra del muretto (stravolto già da tempo da una ringhiera di ferro), incastrati e sovrapposti in modo che l’apertura più ampia della base si andasse restringendo verso l’alto, quasi a simboleggiare un anelito spirituale e permettesse di inquadrare la valle del Basento. Su di essi vennero incisi i notissimi versi di Scotellaro: “Ma nei sentieri non si torna indietro / altre ali fuggiranno/ dalle paglie della cova, / perchè lungo il perire dei tempi / l’alba è nuova, è nuova”.

Il maggior ispiratore dell’opera fu Ernesto N. Rogers, una delle principali personalità teoriche e critiche della scena architettonica milanese, direttore delle importanti riviste di architettura “Domus” e “Casabella”, che ha influenzato profondamente la cultura architettonica europea; egli fu fortemente coinvolto dalle suggestioni pervenutegli da Carlo Levi, dalla lettura delle poesie di Scotellaro e dalla figura e dalla carica morale dello stesso giovane lucano prematuramente scomparso, che assunse il valore emblematico delle lotte contadine e del riscatto del popolo meridionale. Questo edificio, oggetto di studi e di pubblicazioni, costituisce un raro esempio in Basilicata delle opere del Gruppo BBPR ed è notissimo in Italia. La volontà che si costruisse una degna sepoltura a Scotellaro, a onor del vero, era scaturita dalla stessa cittadinanza di Tricarico, di cui si resero partecipi le Amministrazioni comunali presiedute da Giovanni Laureano, che con delibera di Consiglio n. 64 del 20 maggio 1954 concedeva a titolo gratuito ed in perpetuo il suolo cimiteriale per “innalzare una cappella in memoria del poeta scomparso” e da Giovanni Santoro che, con delibera di Giunta n. 133 del 22 agosto 1955 accolse “ad unanimità di voti” l’istanza presentata dalla madre di Scotellaro (Francesca Armento), di cambiare l’ubicazione dell’area cimiteriale già concessa, estendendola da 10 a 16 mq e autorizzò la costruzione della tomba secondo il progetto del Gruppo BBPR. Il Centro di documentazione sollecita, dunque, interventi immediati per ristabilire lo stato del luogo, riconducendolo al contesto originario, in maniera da restituire dignità al monumento funebre di Scotellaro, rispetto al suo illustre cittadino, alle scelte operate nel passato dalla città di Tricarico e valorizzando un’opera d’arte che è patrimonio di Tricarico e non solo, come dimostrano tra l’altro anche le fotografie di Mario Carbone.

Carmela Biscaglia

Direttore del Centro di documentazione

“Rocco Scotellaro e la Basilicata del secondo dopoguerra”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *