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Centrale a biomasse a Marconia

Difendiamoci dagli speculatori. Le “Centrali a biomasse” sono inceneritori a tutti gli effetti usati come cavalli di Troia per varcare i territori in pianta stabile, come dice giustamente Gianni Lannes il giornalista di “Italia Terra Nostra”. E sono anche una fonte di profitti incredibili sulla pelle e sulla salute dei cittadini. A pagare è lo Stato con i nostri soldi, quelli del CIP6 che paghiamo noi puntualmente sulle bollette dell’energia elettrica. E’ una truffa. Una colossale truffa. L’energia prodotta da queste centrali, come da altre, viene considerata dalla legge come energia prodotta da “fonti alternative”. Ecco perché gli speculatori corrono a farsi dare le concessioni e le autorizzazioni. Per fare profitti. Dietro nella maggior parte dei casi appaiono società estere o comunque del nord che utilizzano prestanomi locali (vedi Solimando a Tricarico). Nell’immediato, dei 100 MW previsti, la Regione Basilicata si appresta ad autorizzare ai sensi dell’articolo 12 della Legge Regionale numero 9 dell’anno 2007, addirittura 5 centrali a biomassa per un totale di 85 megawatt di cui quattro centrali (inceneritori) in Val Basento, che viene confermata in tal modo come la pattumiera esplosiva d’Italia. Una centrale a biomassa da 15 MW a Tricarico, località Acqua Frisciana, della Clean Energy srl – con sede a Matera – una società gemella della Energaia, che a sua volta intendeva costruire una centrale a Teana, successivamente bloccata. Due centrali a biomasse a Pisticci, rispettivamente della Bioenergy srl 18 MW a Marconia e della Power Gaia srl (16 MW), quest’ultima con sede a Potenza, incorporata dalla società Tecnoparco spa ed alimentata ad oli vegetali. Una a Ferrandina, in contrada Venita, dalla IEA, emanazione della multinazionale francese Veolia e una a Stigliano (35 MW), in contrada Acinello, sotto Aliano, della società milanese Gavazzi Green Power. Quella di Tricarico, i cui lavori non erano partiti nei tempi previsti, ha ricevuto recentemente una proroga dalla Regione Basilicata per iniziare i lavori entro sei mesi. Ma la mobilitazione popolare è ripresa più determinata di prima. Il 9 ottobre c’è stata una grande manifestazione che ha visto una grande partecipazione popolare e la partecipazione di delegazioni di associazioni, comitati e movimenti da tantissimi comuni della collina materana e del metapontino. (C’era anche la delegazione del Comitato Difesa Ospedale di Tinchi). A Pisticci, dunque, sono due gli inceneritori che dovrebbero essere imposti alle popolazioni. Si aggiungeranno ai veleni industriali che già ammorbano il territorio, alle trivelle che perforeranno il nostro mare, alla megacentrale turbogas prevista a Pisticci Scalo (di 800 MWatt) e ai rigassificatori che Geogastok realizzerà nei vecchi pozzi dismessi dall’Eni (14 in Valbasento nel territorio di Pisticci), dove saranno pompati a pressioni enormi miliardi di metri cubi di gas proveniente dalla Russia. Insieme a questi “regali” c’è sempre l’ospedale di Tinchi a rischio. E’ ora di organizzarsi e mobilitarsi in difesa del nostro territorio.

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