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CGIL UIL Matera, tiene banco la questione del Centro Enea di Rotondella

La vertenza dei lavoratori addetti ai servizi esternalizzati nel Centro Ricerche Enea porta alla ribalta tutte le contraddizioni riprodotte dalla crisi che morde da tempo il nostro Paese.

Siamo in presenza di lavoratori che svolgono attività di pulizia, mensa, facchinaggio, manutenzione, vigilanza per l’intero Centro di Ricerche Enea a cui la condizione lavorativa è andata, via via, peggiorando, mai migliorando.

Eppure essi prestano la loro attività lavorativa in un centro che, svolgendo attività di ricerca, non dovrebbe essere in crisi, non dovrebbe subire scossoni ma contribuire, insieme a tutti i centri che svolgono pari attività (cioè ricerca), ad essere il volano di ripresa dell’economia italiana.

E invece così non è poiché, in piena coerenza con quanto sta accadendo nel resto del Paese, la ricerca subisce tagli anziché rinforzi: in particolare, questo Centro da tempo non riceve risorse aggiuntive ma sempre meno risorse.

Ciò ha determinato che il personale interno anziché aumentare è diminuito (da 300, siamo a circa 145 unità interne). Molti lavoratori sono stati trasferiti, altri stanno per farlo. L’attività di ricerca non viene implementata. Da tempo non si attivano assegni di ricerca né nuove assunzioni.

Il Centro ha subito nel giro del biennio 2011-2012 tagli al proprio bilancio pari al 40% rispetto al 2010.

Tagli netti, lineari, fatti proprio col righello!

Tagli decisi dall’alto prescindendo dal contesto territoriale e sociale in cui quel Centro insiste.

Tagli freddamente applicati ma che hanno ripercussioni, come spesso accade, sulla pelle viva delle persone.

La direzione del Centro, di fronte a tagli così consistenti, è orientata ad operare a sua volta tagli sui contratti di appalto.

E qui scoppia il dramma sociale, la tensione sociale. Dietro quei contratti ci sono uomini e donne che lavorano già da tempo a part time, ci sono uomini e donne che vivono e “campano” le proprie famiglie, spesso monoreddito, con salari molto esigui che vanno da un minimo di 400 euro ad un max di 900 euro, non di più. Ci sono uomini e donne che hanno figli a cui addirittura non si è quasi più in grado di assicurare la possibilità di frequentare le scuole superiori. Ci sono uomini e donne che si indebitano poiché quel salario, basso ma fondamentale, non consente di fare fronte alle necessità primarie (pagare mutuo, canone di locazione, bollette per utenze varie, cure mediche, beni alimentari etc.).

Come si può accettare che quel salario, già così esiguo, possa subire un’ulteriore decremento?

Siamo alla disperazione, una disperazione che è figlia dei tempi; nel nostro territorio quella disperazione è acuita dal fatto che ad essa non c’è alternativa nel senso che quei lavoratori non possono completare il loro orario part time, già molto ridotto, altrove, in altri luoghi di lavoro, perché il LAVORO NON C’E’ e quel poco che c’è va tenuto stretto.

Quei lavoratori lo sanno bene e per questo non vogliono rinunciare ad una ora che sia una del loro contratto part time di 24 ore, di 30 ore, di 20 ore.

Quei tagli danneggiano la vita delle persone, oltre che l’eccellenza di quel centro.

Perché quei tagli significano che non si investe in ricerca, non si rafforza un settore che è essenziale e strategico per la ripresa della nostra economia locale.

Il nostro territorio non può consentire che quel Centro di ricerche decada lentamente fino a trasformarsi in un deposito di scorie nucleari.

Non possiamo permetterlo: non ce lo consente l’essere cittadini di questo territorio, non ce lo consente la nostra coscienza di sindacalisti convinti che sia il lavoro a generare altro lavoro e a mantenere vivi i diritti.

Quel sito abbisogna di una mobilitazione collettiva, abbisogna di una battaglia di civiltà che va vinta dal nostro territorio, dalle ns. istituzioni e dalla ns. politica.

Alla base di questa battaglia ci deve essere l’orgoglio dei lucani a rivendicare più risorse in quel centro, più ricerca, più occupazione, più garanzie e diritti per tutti quelli che vi lavorano.

Attendiamo che venga convocato al più presto il Consiglio Comunale Straordinario in Rotondella, ma soprattutto auspichiamo che Regione, Provincia, Parlamentari lucani, politica locale e regionale diano uno scatto di reni consistente per difendere i diritti sacrosanti di quei lavoratori (indiretti e diretti) ad avere e conservare il loro posto di lavoro ma soprattutto affinchè quel sito non venga depauperato e smantellato delle sue eccellenze e professionalità come purtroppo già sta accadendo nel silenzio assordante di tutti nonostante da tempo sindacati e lavoratori lancino denunce.

I SEGRETARI GENERALI PROV.LI CGIL UIL MATERA TARATUFOLO COPPOLA

 

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