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Cisterna killer nel Barese Morti due operai, padre e figlio

”Con mio padre e mio fratello dovevo pulire la cisterna interrata. Ho sollevato il coperchio del tombino che, credo di ricordare, mi è caduto nel pozzo. Ricordo solo di aver tentato di recuperarlo e di aver battuto la testa contro qualcosa”. Così Alessio Rizzi, l’operaio di 21 anni sopravvissuto all’incidente di Molfetta, ha raccontato ai medici dell’ospedale di Bisceglie, dove è ricoverato, ciò che ricorda dell’incidente in cui sono morti padre e fratello.

Sono precipitati uno dopo l’altro in un tombino per la raccolta delle acque di scarico che avrebbero dovuto svuotare i due operai della ditta di autospurgo morti ieri mattina nella zona industriale di Molfetta. L’altro operaio che era con loro si è salvato ed è ricoverato nell’ ospedale della vicina Bisceglie. I due sono probabilmente morti per annegamento. Le vittime sono Nicola e Vincenzo Rizzi, padre e figlio di 50 e 28 anni; l’altro figlio di Nicola, Alessio, di circa 20 anni si è invece salvato.

Stando ad una prima ricostruzione dei fatti i tre, titolari della ditta ‘Ecologia Rizzi’ di Bitonto (Bari) dovevano svuotare con il loro camion-autospurgo un tombino per la raccolta della acque reflue dell’azienda ittica ‘Di Dio’ in via Olivetti nella zona industriale di Molfetta. Alessio ha sollevato il coperchio del tombino, che è precipitato all’interno della cisterna sottostante che è profonda circa tre metri. E nel tentativo di recuperare il pesante coperchio Alessio è precipitato nella cisterna. Il padre, per tirare fuori il figlio è caduto a sua volta, e così anche Vincenzo nel disperato tentativo di salvare il padre e il fratello. Nicola e Vincenzo Rizzi – stando a questa ricostruzione al vaglio dei carabinieri – sono probabilmente morti per annegamento, mentre Alessio è riuscito ad uscire dal tombino e si è quindi salvato.

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