BasilicataCronaca

Dati Istat, i lucani sono sempre più poveri

bandiera ugl“Quella del tentativo di portare in Basilicata le industrie con i soldi, tantissimi soldi, piovuti dopo il terremoto del 1980, è un’illusione svanita in pochi anni, ed oggi c’è giusto il tempo per accorgersi che la Regione è appesa ancora al suo destino grazie alla FIAT: se non ci fosse il nostro territorio sarebbe risucchiato di nuovo nel gorgo delle regioni europee più depresse. L’emigrazione che nel secolo scorso aveva spopolato interi paesi, è ripresa alla grande tanto che la regione ha perduto circa vent’anni, dal 1991 al 2013, ben 25 mila abitanti: da 611 mila a poco più di 586 mila”. Lo dice in una nota il segretario regionale dell’Ugl metalmeccanici, Giuseppe Giordano.

“Anno dopo anno l’Istat ci consegna sempre la stessa fotografia: la povertà è in aumento e si concentra soprattutto al Sud, con una forte incidenza in Basilicata. Perché non si riesce a invertire la rotta, perché la Regione non si concentra su questo obiettivo e lo contrasta con tutti i mezzi a disposizione, nonostante risulta essere ricca di risorse quali acqua, petrolio, agricoltura, fabbriche piccole/medie e FIAT? L’Ugl aggiunge che nel Mezzogiorno, inoltre, alla più ampia diffusione della povertà si associa anche una maggiore gravità del fenomeno, le famiglie povere sono di più e hanno livelli di spesa mediamente molto più bassi di quelli delle famiglie povere del Centro-Nord: se oggi abbiamo una realtà industriale, la SATA, che soddisfa circa 10000 famiglie, certamente non può soddisfare il fabbisogno di una intera Regione. Considerato che essere poveri è un problema che si nasconde tra le mura domestiche, l’Ugl chiede l’impegno degli enti locali a fare di tutto per alleviare il più possibile questo stato di sofferenza diffusa. La famiglia, nonostante le fatiche e le difficoltà che su di essa si abbattono, – conclude il segretario, Giordano – costituisce ancora oggi una risorsa importante per la società italiana ed è ancora lo strumento principe per raccogliere la sfida educativa”.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *