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Disabili, dalla work esperience alla disoccupazione

Una quarantina di persone diversamente abili, formate nell’ambito di un apposito programma regionale di work experience avviato nel 2006 e impiegate per 24 mesi in particolare presso l’Azienda sanitaria provinciale di Potenza, rischiano di restare senza lavoro per colpa di un cavillo giuridico. La denuncia arriva dal segretario regionale della Cisl Basilicata, Enrico Gambardella, che ha informato della paradossale vicenda l’assessore regionale al Lavoro, Vincenzo Viti, e l’assessore alla Sanità, Attilio Martorano. La norma in questione è l’art. 15 della legge regionale n. 31 del 2008 (cosiddetta legge finanziaria) che impedisce di fatto l’inserimento dei disabili formati dopo il 2006 nei ranghi della pubblica amministrazione in quota categorie protette. Al momento, riferisce il segretario della Cisl, sarebbero appena una decina, su un totale di 50 formati, coloro che, in possesso dei requisiti di anzianità lavorativa, pari a 36 mesi a tempo determinato, hanno maturato il diritto all’assunzione. Per gli altri si prefigura, come parziale soluzione, l’inserimento in una sorta di long list cui attingere in caso di bisogno.

Gambardella parla di “palese atto di ingiustizia” e di “ennesimo abbaglio della Regione Basilicata che con la mano destra crea aspettative e con la sinistra le tradisce trincerandosi dietro una discutibile e insensata norma di legge”. Per il segretario della Cisl “è paradossale che, dopo aver impiegato risorse pubbliche per un programma di work experience, appositamente concepito per dare una risposta lavorativa alle persone con disabilità, si impedisca a queste stesse persone di essere regolarizzate, con buona pace della legge n. 68 del 1999 che disciplina il collocamento delle cosiddette categorie protette. La vicenda è ancora più singolare – aggiunge Gambardella – se consideriamo che la stessa Asp di Potenza ha avviato nel 2012 un altro programma di assunzioni per ben 33 soggetti disabili di cui però solo una decina provenienti dalla precedente work experience, mentre in altri casi si è preferito e si preferisce ricorrere alle agenzie di lavoro interinale per coprire profili non sanitari con persone normodotate e pagare le modeste sanzioni previste dalla normativa nazionale piuttosto che impiegare personale con disabilità”.

Per Gambardella “è necessario in sede di assestamento di bilancio modificare la norma in questione per ristabilire parità di trattamento tra i lavoratori disabili ed evitare la dispersione di professionalità che hanno maturato competenze ed esperienze sul campo. Sarebbe un atto di doverosa giustizia nei confronti dei lavoratori – conclude il segretario della Cisl – e consentirebbe alle amministrazioni pubbliche di sopperire al blocco delle assunzioni nel pubblico impiego attraverso la finestra del collocamento obbligatorio delle categorie protette, a maggior ragione se già appositamente formate e professionalizzate”.

 

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