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Donna incinta di 7 mesi. Visita ginecologica a giugno

Il suo bimbo nascerà a giugno, ma al Cup le hanno dato la prenotazione per la visita ginecologica a ridosso della data presunta del parto. Una storia paradossale, quella di una donna di Melissano (Lecce), giunta al 7° mese di gravidanza, che si è dovuta rivolgere al Tribunale per i diritti del Malato (Tdm) ed avere quel che le spettava di diritto.
La futura mamma, sino a gennaio, è stata in cura da una ginecologa che prestava servizio nel Poliambulatorio di Ugento, ma la situazione cambia drasticamente allorquando la dottoressa va in pensione. La donna si rivolge ad un primo consultorio della Asl e si sente rispondere che non possono prendere in cura una donna in stato avanzato di gravidanza. A quel punto ne interpella un altro, ma le viene spiegato che i consultori, per scelta della Asl, possono seguire solo le donne residenti nel comune. La donna, il 3 marzo, si rivolge al suo medico curante, che le prescrive una visita ostetrica. Due giorni dopo si reca presso il Cup di Casarano, che le prenota la visita per giugno, quando è previsto il parto.
A questo punto entra in scena il Tdm di Casarano e la responsabile, Eleonora Malagnino, segnala il caso alla presidente regionale di ‘Cittadinanzattiva-Tribunale per i Diritti del Malato’, Anna Maria De Filippi che, dopo aver verificato le circostanze ed essere riuscita a trovare un consultorio disponibile a farsi carico della paziente, segnala il tutto al direttore generale della Asl, Giovanni Gorgoni. “Sono sconcertata da quanto è accaduto a questa mamma in attesa. – ha detto De Filippi – A quei dipendenti della Asl che rimproverano chi si rivolge al Tdm voglio dire che ognuno è libero di scegliersi in che modo tutelare i propri diritti, ma soprattutto che il Tdm ha ragione d’essere proprio per le gravi disfunzioni e carenze del sistema sanitario. In questo caso è stata violata la ‘Carta europea dei Diritti del malato’, che prevede, tra le altre, il diritto all’informazione, all’accesso e alla sicurezza. Ho segnalato il caso al direttore generale, chiedendo quali misure intenda intraprendere affinchè non si verifichino cose tanto assurde. Non ho ricevuto risposta, ma il perdurare di queste prassi costringerà il Tdm ad intervenire, nelle sedi dovute, a tutela e difesa dei diritti negati”.
“Ho appurato che non c’è nessuna disposizione che imponga ai consultori della Asl di assistere solo le donne residenti nel comune, anche perché se così fosse mi chiedo a chi dovrebbero rivolgersi le donne immigrate. È importante che le donne sappiano che in qualsiasi momento possono telefonare ai consultori della Asl e con una semplice prenotazione interna, senza prescrizione medica, possono accedere ai servizi erogati”, questa la chiusa della De Filippi.

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