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Due opere dell’artista massafrese Nicola Andreace nella collezione di Vittorio Sgarbi

Il noto critico d’arte Vittorio Sgarbi ha voluto allestire, presso la Villa Cavallini Sgarbi a Ro Ferrarese, una mostra costituita da opere anche della sua collezione privata, così da poter dare maggiore lustro e visibilità a livello nazionale e internazionale agli artisti distintisi per creatività e prezioso lavoro, contribuendo quotidianamente ad arricchire e valorizzare la nostra arte. Oltre a Sgarbi, tra gli organizzatori si hanno Sandro Serradifalco Editore, Paolo Levi, critico e direttore Redazione EA, Rino Lucia, consulente artistico e responsabile di Redazione e selezioni EA Editore.

Tra gli artisti considerati vi è anche il massafrese Nicola Andreace <<per il suo operato, frutto di creatività, studio, passione e amore per l’arte>>, con i quadri “Testimonianze” (1995, T. M. su tela, cm 70×100) e “Labirinto” (1996, T. M. su tela, cm. 70×100) che, per la validità dell’impegno stilistico, come sottoscritto da Vittorio Sgarbi, sono state archiviate col N° R017 e N° R018, riprodotte in formato fotolitografico e custodite in una pregiata cartella serigrafica nella biblioteca Sgarbi di Ro Ferrarese, meta di illustri ospiti e visitatori. Le opere sono state anche pubblicate nel volume d’arte Gli artisti nella collezione Sgarbi anch’esso custodito nella Biblioteca di Villa Cavallini e distribuito nelle più importanti Gallerie italiane. I lavori di Andreace, suggestivamente intensi, attuali per contenuto, portatori di riflessioni non solo estetiche e culturali, ma anche sociali, fanno parte di una produzione dell’artista caratterizzata in ordine crescente dalle lettere dell’alfabeto. Un silenzio dorato avvolge gli elementi della cultura antica magnogreca con i segni della Civiltà contadina e della Civiltà del 2000. Immagini di uomini, donne, giovani, fanciulli, simboli della loro integrità e purezza di sentimenti, esprimono la perpetuità di tante idee e concezioni di vita, quali l’amore, l’eros, la famiglia, la maternità, il rispetto per le nostre radici, per la nostra terra. In una virtuale dimensione, Andreace crea una sosta necessaria, un invisibile ponte tra la memoria di ieri e la speranza di domani, con la consapevolezza che l’uomo in ogni località e in ogni epoca prova e proverà sempre gli stessi sentimenti e si adoprerà nella creazione di nuove possibilità per una vita migliore. Infatti, malgrado lo scorrere del tempo, simboleggiato dalle fasce pedonali, l’Uomo, centro della natura e del creato, creatore lui stesso, utilizzerà le sue conquiste tecnologiche in modo costruttivo per il bene della collettività.  La presenza delle opere di Andreace a Ro Ferrarese offre all‘artista l’occasione di essere protagonista di uno stimolante dialogo tra le magnificenze del passato e le più attuali espressioni linguistiche e permette a Massafra, terra in cui è vissuto, di vedere associato il suo nome ai centri culturali italiani ed esteri più accreditati.

Tra i tanti che hanno commentato l’arte di Andreace, Eugenio Nastasi (pittore, poeta, autore di recensioni) ha scritto <<la parabola pittorica di Andreace raggiunge la compiuta sintesi tra temi sociali e motivi morali di alto livello. Il Nostro consegue sempre un concettismo ispirato al suo Sud, come scelta di campo in senso civile e in interiorità. È sempre l’elemento umano a fare da “trait d’union” con una simbologia che, mentre utilizza l’orchestrata mobilità contemporanea, guarda agli spunti tradizionali che non lo abbandonano mai…>>.

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