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Ex Ilva, sfuma accordo per la cigo

Si è svolto ieri un incontro tra la direzione ArcelorMittal e le OO.SS. per discutere della richiesta di proroga della CIGO Emergenza COVID-19 che, a partire dall’1 giugno p.v., vedrà coinvolti nuovamente e per ulteriori 5 settimane, 8173 lavoratori.
Tale incontro si svolge a pochi giorni di distanza dall’incontro delle parti con i Ministri Patuanelli e Catalfo, incontro che non ha sortito alcun effetto se non quello di prendere altro tempo e far perdere ulteriore tempo ai lavoratori.
Le motivazioni addotte da AMI per giustificare il ricorso alla CIGO COVID risultano le medesime fornite nelle settimane scorse ed attribuibili alla necessità di gestire le fermate impiantistiche in conseguenza dell’impossibilità da parte dei Clienti di ricevere il prodotto ordinato, affermando che lo sconvolgimento mondiale causato dal COVID ha determinato un cambiamento radicale della programmazione della produzione delle aziende e della mancanza di liquidità.
In relazione a tali aspetti, la OO.SS. in maniera unanime hanno chiesto all’azienda di dimostrare la disponibilità ad una corretta rotazione della CIGO oltre che l’integrazione economica a supporto del reddito dei lavoratori posti in CIGO.
AMI si è detta favorevole alla prima ma ha rigettato qualunque forma di sostegno al reddito.
UGL Metalmeccanici, ha ricordato quanto i lavoratori si sentano maltrattati da ArcelorMittal e che un’azienda, anzi una multinazionale, dovrebbe puntare a tessere un legame forte con i propri dipendenti che in questo momento vedono rotto il rapporto fiduciario, ad ogni livello, partendo dal basso sino ad arrivare anche ai quadri e dirigenti.
UGL Metalmeccanici ha chiesto di voler comprendere quali siano le reali intenzione dell’azienda per il proprio futuro e per il futuro dei lavoratori e dell’economia di Taranto, non essendoci traccia di un progetto serio, nonostante quanto diversamente dichiarato dall’AD Lucia Morselli.
Pur comprendendo il momento contingente, non ci si può esimere dal constatare che la CIGO COVID sia utilizzata per problemi strutturali e di mercato, oltre al fatto che venga utilizzata in maniera discrezionale secondo le simpatie ed antipatie dei responsabili.
Ciò si traduce nell’assistere a discriminazioni di trattamento tra vari reparti o uffici o addirittura all’interno degli stessi.
E’quindi evidente che manchino delle linee guida serie e precise ma soprattutto non è ben chiara se vi è l’intenzione di riprendere le redini di questo stabilimento, partendo dal rapporto con il personale dipendente.
“Ci si reca in azienda solo per lo stipendio e questo è un discorso che può fare una piccola bottega sotto casa e non un’azienda che si fregia di essere una multinazionale”.
Inoltre le presenze in stabilimento sono all’incirca di 3000 unità giornaliere, addirittura ben al di sotto di quello che era il limite posto dal Prefetto per la tutela impiantistica, il che lascia pensare quali siano realmente le mire dell’azienda.
Inoltre UGLM ha rammentato che alla data odierna non vi è stata alcuna risposta circa l’erogazione dei Flexible Benefit, che costituirebbero, seppur dovuto, almeno in parte un sussidio al reddito.
Le richieste avanzate ad AMI, la quale non ha mostrato particolare attenzione e volontà nel trovare soluzioni condivise, per UGL Metalmeccanici rappresentano le condizioni indispensabili e necessarie per poter procedere al confronto ed a una eventuale trattativa finalizzata ad un accordo tra le parti, il cui unico fine è salvaguardare ed agevolare i lavoratori coinvolti.
UGL Metalmeccanici

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