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Fima, crisi agricola sia monito di cambiamento e non tragedia umana

E’ stato osservato un minuto di silenzio per rispetto verso tutte le tragedie umane causate dalla crisi. Ha esordito così la Fima, Federazione Italiana Movimenti Agricoli, nell’ incontro organizzato a Ostuni su “Crisi Agricola. Cosa si puo’ fare?” Il dibattito é stato introdotto dal dirigente Fima Angelo Guarini e dagli interventi di: Saverio De Bonis, coordinatore nazionale Fima; Francesco Pagliarusco, esperto di Fonti Rinnovabili; Paolo Rubino, presidente del Tavolo Verde Puglia Basilicata e Ignazio Messina, deputato e responsabile nazionale IDV Dipartimento Agricoltura. Si é parlato dei numeri della crisi agricola e delle misure di sostegno che il Governo potrebbe adottare per un vero rilancio del settore.

“La crisi dell’ agricoltura italiana – ha dichiarato Saverio De Bonis coordinatore Fima – travalica ormai i confini corporativi, che ne legittimano le sue rivendicazioni, ed interessa l’ intera società per le implicazioni sulla salute dei consumatori, sull’ ambiente, sul territorio e sui bilanci dello Stato, dunque, sull’ indebitamento pubblico complessivo. Abbandonare gli agricoltori al loro destino o subappaltarne il futuro all’ agroindustria è una miopia imperdonabile che produce tragedie multiple”.

La politica delle importazioni selvagge e incontrollate oltre a pregiudicare l’ affidabilita’ e la stessa qualita’ dei prodotti, riduce gli standard di sicurezza, incrementa i costi della sanità, e fa morire una parte consistente del territorio italiano. “Ad esempio, non si puo’ consentire – ha affermato l’ imprenditore Guarino – che nelle nostre zone gli ulivi secolari siano abbandonati e fatti morire perché non c’è piu’ convenienza nemmeno a potarli! La storia non ci perdonerebbe mai un simile sacrilegio! La funzione naturale di presidio del territorio esercitata dalla presenza dell’ uomo, che conserva il paesaggio, aiuta il turismo, tutela le acque, previene gli incendi nei boschi, le frane e le esondazioni dei fiumi, è una funzione insostituibile. Data la morfologia del territorio nazionale, se spariscono gli agricoltori e le istituzioni continuano ad ignorare il loro dramma, chi assolverà queste funzioni?”

Insomma, é stato evidenziato il ruolo strategico e multifunzionale del settore, ma anche i pregiudizi che serpeggiano. “Non si puo’ ritenere florido il settore agricolo a causa dell’ incidenza positiva dell’ export agroindustriale sul PIL – ha evidenziato l’ On Rubino del Tavolo Verde – questo dato corrisponde a verità, ma rivela un profondo pregiudizio! Il valore aggiunto di quei fatturati, derivante da materie prime sempre piu’ straniere, va all’ industria non agli agricoltori, che nella filiera sono costretti a subire il loro egoismo!”

Da soli non ci si salva, la Fima propone di rompere l’ isolamento in cui versano gli agricoltori e di reagire per evitare la disperazione. Attraverso una deroga alle regole comunitarie, piani di settore efficaci, alleggerimento fiscale, misure per rilanciare i consumi, rendere trasparenti i mercati e contrastare i cartelli. E’ da qui che dipende il reddito degli agricoltori. I prezzi reali dei prodotti agricoli sono svalutati, privi di potere di acquisto, fermi a 30 anni addietro, mentre gli agricoltori subiscono indifesi l’ inflazione da costi dei fattori produttivi e tasse, in una forbice ormai letale. I consumatori, al contrario, quando acquistano il latte, la carne e la pasta, pagano prezzi sempre piu’ salati. E allora chi ci guadagna? Semplice, solo gli industriali e la distribuzione! E’ d’ accordo anche il Ministro Catania: “Negli ultimi anni la quota di valore che resta agli agricoltori rispetto a quella che va all’ industria e alla distribuzione si e’ ridotta sensibilmente”, aggiungendo che “si rende necessario riequilibrare la catena agroalimentare”.

Gli agricoltori chiedono, dunque, di non disattendere i trattati istitutivi dell’ Unione europea che proprio sull’ agricoltura hanno sperimentato la prima politica comune prevedendo, innanzitutto, di assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola europea. Obiettivo che in Italia non solo non è stato ancora raggiunto, ma alimenta crescenti disagi e un’ altro grave pregiudizio. “In 40 anni di PAC la riduzione dei fondi comunitari è stata enorme! – ha sottolineato nel dibattito il Coordinatore Fima – All’ inizio oltre l’ 80% delle risorse del bilancio comunitario veniva speso per l’ agricoltura e gli Stati membri erano pochi; adesso il bilancio agricolo comunitario incide per il 40%, ma viene diviso con il doppio degli Stati! In Italia gli agricoltori con quelle rimesse generose, hanno semplicemente attenuato il furto subito nelle filiere”. L’ On. Messina, infine, ha illustrato i disegni di legge presentati alla Camera per il rilancio del settore, in particolare quello sulla moratoria (accordata ripetutamente ad altri comparti ad eccezione dell’ agricoltura!) le accise e l’ Imu, aggiungendo che adesso si rende necessario il consenso delle altre forze politiche in parlamento. “Non si puo’ pensare – ha concluso Messina – di riequilibrare la catena agroalimentare senza interventi anticrisi che non siano discriminatori. Lasciare tutto al mercato produce una cattiva allocazione delle risorse, con guasti enormi in termini sociali, salutistici, ambientali ed economici”.

 

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