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Fiom o lotta di governo?

“Perché la Fiom firma accordi alla Sevel di Val di Sangro, alla Bertone di Torino e alla Lear di Caivano ma non alla Sata di Melfi?”. Se lo chiede il segretario generale della Fim Cisl Basilicata, Antonio Zenga, evidenziando che “dove la Fiom ha una forte prevalenza nella Rsu, è ben disposta a firmare accordi impegnativi, che sul piano dei contenuti contrattuali non si differenziano dai tanto contestati accordi di Pomigliano e Mirafiori, anche a costo di andare controcorrente rispetto alle rigide direttive della segreteria nazionale, come dimostra la netta opposizione alla firma dell’accordo siglato il 21 settembre scorso alla Lear di Caivano da parte del segretario nazionale Sergio Bellavita. Qual è la vera Fiom: quella di lotta o quella di governo?”.

“Non è nostro costume commentare la vita interna delle altre sigle sindacali – prosegue il segretario della Fim lucana – ma la spaccatura verticale in atto nella Fiom e i sempre più ricorrenti contrasti tra vertice nazionale e rappresentanze aziendali devono interessarci per i risvolti e i riflessi che potrebbero determinare sul polo metalmeccanico di Melfi e sulle trattative presenti e future. Qui, a differenza di altri e più coraggiosi territori, la dirigenza lucana della Fiom si è sostanzialmente attenuta alle direttive romane, come ha ben evidenziato la vicenda sulla trattativa Ergo-Uas, dove 11 Rsu su 18 e il coordinatore nazionale auto della Fiom-Cgil – che sulla sperimentazione della nuova organizzazione del lavoro si erano espressi favorevolmente – sono stati di fatto delegittimati ed esautorati da Landini e Cremaschi”.

“È bene ricordare – continua Zenga – che nell’accordo alla Lear di Caivano (azienda che produce i sedili della Panda e in cui la Fiom ha 2 Rsu su 3) viene di fatto recepita l’intesa separata di Pomigliano e Mirafiori che prevede, tra l’altro, 18 turni, fino a 120 ore di straordinario comandato e procedure di raffreddamento del conflitto. In un contesto in cui alle incertezze del mercato si somma l’irrequietudine, peraltro ingiustificata, di Marchionne e del gruppo Fiat, ormai decisi a consumare lo strappo con Confindustria, la Fiom farebbe bene a prendere coscienza delle sue contraddizioni e a riflettere seriamente su quella che dovrebbe essere la missione di un sindacato moderno che non si limiti ad alzare le barricate contro il cambiamento ma che ambisca a guidarlo nell’interesse dei suoi associati”.

 

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