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Giovanni Caserta: “Pascoli, poeta, intellettuale, docente e politico”

La complessa e poliedrica personalità di Giovanni Pascoli, uomo, intellettuale, docente e politico, a cento anni dalla sua morte, è stata presentata con dovizia di particolari e aspetti inediti dal prof. Giovanni Caserta, nel corso di una lectio magistralis, tenuta al Cecam di Marconia, presentato dal massimo responsabile del benemerito sodalizio Giovanni Di Lena, poeta sensibile e raffinato e anche lui profondo conoscitore del poeta romagnolo. Una lezione, brillante e ricca di spunti critici, quella di Caserta, che ha incantato i presenti. Non poteva mancare, tra i tanti aspetti trattati, un particolare riferimento alla breve ma significativa esperienza materana. Grazie all’interessamento di Giosuè Carducci, Pascoli cominciò la sua carriera professionale proprio a Matera, dove insegnò latino e greco al Liceo classico dal 7 ottobre 1882 fino al 1884 e fra i suoi allievi si annovera anche Nicola Festa. “Sono a Matera sin dalle ore prime antimeridiane del 7. -scriveva alle sorelle- Arrivai all’una dopo mezzanotte, dopo molto trabalzar di vettura, per via selvagge, attraverso luoghi che io ho intravisto notturnamente, sinistramente belli… Una città abbastanza bella, sebbene un poco lercia…I contadini vanno vestiti nel loro simpatico ed antiquato costume e stanno tutto il giorno, specialmente oggi che è domenica, girelloni per la piazza. Hanno corti i brachieri e scarponi grossi senza tacco, una giacca corta e in testa un berrettino di cotone bianco e sopravi un cappello tondo. Sembrano che si siano buttati giù dal letto in fretta e furia, e si sian messi per distrazione il cappello sopra il berretto da notte…In generale sto bene a Matera ma di una cosa mi lagno: qui è troppo caro il vivere e l’alloggio e tira quasi sempre scirocco.” Ma quello che colpì il poeta fu la sete di cultura che animava i giovani e la mancanza di libri, tanto da entusiasmarsi nel mettere a disposizione il suo sapere a tutti. Nonostante il primo impatto traumatico con la nuova realtà, il ricordo di Matera e dei Sassi rimarrà sempre vivo nella sua mente, soprattutto nei momenti di sconforto. In una lettera del 1902 al Preside del Liceo di Matera Vincenzo Di Paolo scriveva: “Come mi giova, dopo una vita così torba tornare a cotesta serenità di pensiero e di parole, che avrei dovuto prendere da lei in quella povera città di trogloditi, in cui vissi così felice, sebbene così pensoso! Sì: delle città in cui sono stato, Matera è quella che mi sorride di più, quella che vedo meglio ancora, attraverso un velo di poesia e di malinconia”. Caserta ha poi passato in rassegna le tappe principali dell’itinerario poetico e politico del Pascoli, soffermandosi in particolare sulla poetica del Fanciullino, che è sempre presente e che nell’infanzia si confonde con noi, non cresce con il corpo ma continua a far sentire la sua voce ingenua e primigenia, suggerendo quelle emozioni che solo un fanciullo può avere. Spesso, però, questa dimensione che non è cresciuta non viene più recepita, se non dal poeta che è capace di ascoltare e dare voce al fanciullino che è in lui. Il fanciullino prova sensazioni che sfuggono alla ragione, spinge alle lacrime o al riso in momenti tragici o felici, ci salva con la sua ingenuità, diventa sogno e astrazione. La poesia ha una funzione catartica, civile e sociale, e il poeta attraverso il fanciullino ispira al ben operare e all’amor patrio, grazie allo sguardo puro e soave. Caserta si è ampiamente soffermato anche sull’impegno politico di Pascoli socialista, che subiva il fascino di Andrea Costa ma che pure lanciava appelli di bontà, amore, fratellanza e solidarietà.

Giuseppe Coniglio

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