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Grano duro, Agrinsieme: “Migliorare aggregazione e capacità di stoccaggio”

campo di granoMigliorare l’aggregazione e la capacità di stoccaggio del grano duro, favorendo la programmazione e la contrattazione tra le organizzazioni di prodotto degli agricoltori e l’industria di trasformazione, è un passaggio obbligato per la tutela degli imprenditori del settore soprattutto in considerazione degli andamenti di mercato del prodotto. E’ quanto sostenuto da Agrinsieme, il coordinamento politico tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, nel corso di una audizione alla Commissione Agricoltura alla Camera. Il prezzo del grano duro, infatti, è sceso a circa 24 euro al quintale a causa del contemporaneo verificarsi, nei primi mesi della campagna commerciale 2013/2014, del calo delle importazioni e della stagnazione della domanda interna da parte dell’industria di trasformazione, evidenziando che le aree vocate non producono più di 30 quintali per ettaro. L’Italia è il primo produttore europeo di grano duro e il secondo nel mondo con 3,7 milioni di tonnellate, con oltre il 90% della produzione concentrato negli areali produttivi delle Regioni del sud Italia; tuttavia le rese modeste e i prezzi nelle principali aree di coltivazione, in particolare nel nostro Mezzogiorno, non permettono di recuperare neanche i costi di produzione.

“Siamo di fronte – hanno spiegato i rappresentanti di Agrinsieme – a tendenze al ribasso dovute sia all’attesa dei dati concreti, sia quantitativi che qualitativi, della produzione canadese (principale esportatore mondiale), sia da comportamenti speculativi per indurre vendite sotto costo”. Agrinsieme ha, quindi, evidenziato come sia importante in questa situazione una maggiore trasparenza nella conoscenza dei dati, riferiti alla produzione e alle giacenze nazionali e internazionali, nonché nelle modalità di rilevazione dei prezzi e di formazione dei listini da parte delle Borse merci.

La risposta più efficace resta tuttavia quella strutturale, che passa cioè attraverso il miglioramento dell’aggregazione del prodotto, la capacità di stoccaggio per lotti omogenei, gli standard qualitativi commerciali. Tutto deve essere finalizzato a favorire la programmazione e la contrattazione tra le organizzazioni di prodotto degli agricoltori e l’industria di trasformazione, per aree territoriali omogenee. L’applicazione della nuova Pac in Italia, così come alcuni interventi di politica nazionale, come i contratti di filiera, dovranno aiutare a sostenere questo processo di radicale organizzazione del settore. Per questo Agrinsieme Basilicata propone di costruire un percorso finalizzato a: creare un comitato di prodotto cerealicolo unitario; definire un Piano cerealicolo regionale organico, prevedendo specifiche misure all’interno della nuova PAC 2014/2020; verificare la fattibilità di un distretto cerealicolo del Sud, d’intesa con le altre realtà regionali, in particolare con Agrinsieme Puglia e Molise.

 

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