CronacaPuglia

I tabulati smentiscono Sabrina Misseri

Un messaggino telefonico potrebbe inchiodare Sabrina Misseri. E’ quello inviato al suo amico Ivano Russo alle 15,19 di quel 26 agosto. In quel momento la giovane non si trovava, come ha sempre detto, con l’amica Mariangela Spagnoletti,ma, secondo i tabulati telefonici esaminati dai carabinieri, il suo cellulare agganciò una cella diversa, quella di Nardò nella vicina provincia di Lecce e non quella di Avetrana. Si tratta di una zona compatibile con quella della cisterna interrata in contrada ‘Mosca’. Secondo le ultime analisi degli inquirenti dunque, Sabrina si trovava insieme al padre, in contrada Mosca,  quando il corpo di Sarah venne gettato all’interno del pozzo, in quanto in quel momento tra le 15:00 e le 15:45,  il suo telefonino era agganciato alla cella della zona di Nardò, ovvero quella che copre anche la zona dov’è situato il pozzo. Proprio i 45 minuti cruciali nei qual Michele ha confessato di aver occultato il corpo senza vita della nipote. In pratica, secondo questa ricostruzione, subito dopo aver cercato Sarah insieme a Mariangela, Sabrina, intorno alle 15, si sarebbe fatta accompagnare a casa sua dove c’erano ancora suo padre Michele e sua madre Cosima. Qui si aprirebbe un ‘buco’ intorno ai suoi movimenti che dura per circa 40 minuti. Anche perché nel momento in cui Sabrina, inviava l’ sms al suo amico Ivano contemporaneamente, stando sempre alle indiscrezioni sui tabulati, alle ore 15,19 Mariangela telefonava a sua madre agganciando una cella diversa, in una via di Avetrana. Secondo gli inquirenti, questo dimostra quantomeno che erano in posti diversi e che Sabrina ha mentito sulla circostanza. Gli investigatori sono tuttavia molto cauti anche perché la cella di Nardò ha un raggio molto ampio e comprende a esempio la zona del mare di Torre Colimena. Saranno i successivi accertamenti e i confronti con altre deposizioni a confermare o meno il racconto della giovane. Se fosse dimostrato che Sabrina era nella zona del pozzo, oltre che di concorso in omicidio volontario e sequestro di persona, per lei potrebbe scattare anche l’accusa di occultamento di cadavere. Gli avvocati che difendono Sabrina, Vito Russo ed Emilia Velletri, sostengono che spesso, quando c’e’ sovraccarico, i cellulari si agganciano a celle diverse da quelle in cui si trova chi effettua la telefonata o il messaggio. Un particolare di cui ovviamente sono consapevoli anche gli investigatori.

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