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Ieri sera, per la prima volta in scena la commedia “Romanzo Naturale”

Lo spettacolo “Romanzo Naturale”, tratto dall’omonima opera di Georgi Gospodinov, tra i miglior romanzieri bulgari, in scena per la prima volta in Italia grazie al Nucleo Giovanile del Centro Mediterraneo delle Arti,  è stato rappresentato iei sera, 11 maggio, presso il centro per la creatività di San Paolo Albanese alle ore 20,00.

Il protagonista del lavoro è uno scrittore alla ricerca di un nuovo stile compositivo  strutturato su frammenti, su indizi, per lui la ricerca del “sublime” è da dirigere verso il “quotidiano”, verso la vita naturale.

In questa frammentarietà, un nucleo narrativo più forte è il fallimento del matrimonio tra lo scrittore ed Ema, una donna con un grande istinto materno insoddisfatto, che riversa  in modo incondizionato, sulla gatta siamese Miza, nello spettacolo interpretata da un attrice, che lei tratta come una vera e propria figlia, dandole il biberon e vestendola con vestitini per neonati. Anche il marito scrittore si serve dell’aiuto di un gatto, Pazo, un randagio, che a suo modo cerca di colmare le insoddisfazioni stilistiche del padrone suggerendogli una modalità tradizionale della “scrittura alla Dickens” fatta di personaggi compiuti, caratterizzati da un preciso passato, che lui non accetta perché non vuole scrivere storie compiute che hanno un inizio e una fine ma vuole invece, tentare di raccontare per frammenti il quotidiano, fatto di tante storie da assemblare in un tutt’uno. Il rifiutare i canoni tradizionali della scrittura, significa per lui la non accettazione dell’idea di una composizione con un inizio e una fine.  Anzi, strutturando la composizione sulla frammentarietà, si accorge dell’impossibilità di un finale, di un apocalisse. Si rende conto che la tragedia dello scrittore contemporaneo è l’impossibilità di scrivere e vivere un finale compiuto. La stessa tragedia la vive l’uomo moderno la cui vita è caratterizzata ormai da precarietà e frammentarietà assoluta  senza alcuna possibilità di realizzare reali obiettivi. E’ proprio questa tragedia dell’impossibilità del vivere che muove il protagonista verso la ricerca di un nuovo stile. Così nella figura dello scrittore si concentrano due fallimenti, quello del suo matrimonio e quello del  racconto tradizionale.  Al fallimento del matrimonio segue una causa di separazione in tribunale, complicata dal fatto che, nel frattempo ha scoperto che la moglie è incinta di un altro. Il tribunale si trasforma in un luogo surreale dove nulla può essere deciso, dove la “giustizia non giudica”, un luogo dove affiorano solo i ricordi e dove il tragico dell’esistenza diventa l’assurdo comico e grottesco del vivere quotidiano.

La Natura allora diventa specchio riflesso dell’interiorità umana, il protagonista arriva a dire: “Quando i litigi con mia moglie sono diventati sempre più frequenti, le foglie del phicus in salotto hanno cominciato a ingiallire e cadere”, a sottolineare che il rapporto tra UOMO e NATURA si è fatto intimo e la natura diventa in qualche modo l’unico appiglio su cui aggrapparsi.

Se il testo portato in scena rifiuta le logiche tradizionali della narrazione, lo spettacolo teatrale, portato in scena presso il Centro per la Creatività di San Paolo Albanese, in provincia di Potenza, nato grazie al progetto “Visione Urbane” della Regione Basilicata, vuole essere una sfida alle logiche della rappresentazione tradizionale. E allora lo spazio scenico è concepito come un tutt’uno dove gli attori e i musicisti lavorano a stretto contatto con il pubblico. Assenza di palcoscenico, pubblico disposto a semicerchio attorno agli attori e ai musicisti, azioni sceniche eseguite su carrelli mobili, ai lati, due schermi dove vengono proiettate immagini relative a quegli elementi naturali che contraddistinguono l’area dove lo spettacolo debutterà: il letto del fiume Sarmento, sassi, alberi secolari, il massiccio del Pollino, i fiori, le zampogne e la loro musica suonata dal vivo. Musica popolare utilizzata nello spettacolo che è la caratterizzazione antropologica dell’ambiente dove si colloca il teatro. In questo modo si mette in evidenza anche una linea comune tra la stessa area, la Val Sarmento, e la Bulgaria, proprio per la presenza della cultura Balcanica arrivata nell’area grazie alle popolazioni arberesche che dal 1400 animano il territorio con la loro grande cultura. Lo spettacolo, che nasce grazie a un progetto europeo nato in collaborazione con l’Università Popolare del Pollino, vuole inserirsi in un contesto culturale che vede legate la Bulgaria e la Basilicata, Sophia e Matera, candidate a Capitale della cultura europea nel 2019. Nel contempo mira a creare e sviluppare incroci e rapporti culturali tra due aree geografiche europee che hanno caratteristiche antropologiche comuni.

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