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Il derby Bari-Lecce fu regolare e senza combine

Il derby Bari-Lecce fu regolare, senza combine. E’ l’esito delle conclusioni della giustizia sportiva, che ha parzialmente riformulato la condanna nei confronti di Pierandrea Semeraro, ex presidente del Lecce, la cui inibizione è passata da 5 a 4 anni, mentre al club giallorosso è stata annullata l’ammenda di 30mila euro. Il Lecce, comunque, rimane in serie C, ma quantomeno si prova a riscrivere la storia di quel derby del maggio 2011, con il Bari già matematicamente retrocesso in B ed il Lecce che cercava punti per la salvezza. Per la cronaca, la gara finì 2-0 per i salentini.

Il collegio arbitrale ha preso in esame un faldone non indifferente fra Corte di giustizia federale, Commissione disciplinare, atti della Procura di Bari, controdeduzioni della difesa, ed ha elaborato un proprio assunto che si potrebbe sintetizzare in questo modo: il tentativo di frode, a vari livelli, c’è stato, ma, in origine, per poi naufragare in corsa; tuttavia, Andrea Masiello, ex calciatore de Bari, potrebbe comunque aver inscenato la perfetta riuscita del disegno criminoso, pur di riscattare il compenso che si presume pattuito. Quindi, Bari-Lecce si sarebbe svolta in maniera regolare. Il collegio arbitrale, nelle sue valutazioni, è partito da tre punti fondamentali. Il primo: la partita nel suo insieme, di 90 minuti più recupero; il secondo: l’autogol di Masiello; il terzo: il ruolo dell’ex calciatore leccese Giuseppe Vives, tirato in ballo alla vicenda da Masiello, salvo poi essere prosciolto da ogni accusa. Nel caso di Vives, si parlava di un ‘segnale’ pattuito, una pacca sulla spalla di Masiello in occasione dell’autogol, il cui significato doveva essere: “L’accordo è fatto”.

Per il primo punto, il collegio perora la sua causa, cioè la partita si sarebbe svolta in maniera regolare, partendo dal presupposto che, per logica, è altamente impossibile che un solo calciatore su 22 (Masiello, appunto) possa essere in grado di alterarne l’esito. A tale risoluzione il collegio arriva anche dalle dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria e alla Procura federale da Gianni Carella, Fabio Giacobbe, conoscenti di Masiello e fra i presunti artefici della combine e dal calciatore del Bari Simone Bentivoglio (non coinvolto nella vicenda), per cui la gara si sarebbe svolta in modo regolare (nel caso di Giacobbe, questi riportò parole che sarebbero state espresse da Masiello). Il collegio, in tutto questo, ha valutato anche il contesto ambientale, “la vivace tifoseria del Bari, a fronte della quale il Masiello – hanno scritto i giudicanti – il solo dichiaratamente disposto a tentare di alterare l’esito della gara, deve essere stato ben attento a giocare, invece, in modo normale”. Dunque, “il tentativo di combine – è la deduzione -, pur essendo stato posto in essere, non s’è in alcun modo realizzato”.

Il secondo punto, cioè l’autorete di Masiello: per il collegio, la casualità di quest’evento costruirebbe un ulteriore argomento contrario alla tesi dell’irregolarità della partita. A tale proposito, viene messa in rilievo quella che è definita una “voluta contraddizione” tra la prima dichiarazione di Masiello sulla casualità dell’autogol, e la seconda dichiarazione. Nel primo caso, e si parla dell’interrogatorio reso al pm di Bari il 24 febbraio 2012, Masiello disse che era stata “non voluta a 10 minuti dal termine, quando il risultato era già 1-0 per il Lecce”. Sempre al pm della Procura di Bari, il 4 aprile 2012, riferì invece di aver assicurato “all’amico Carella”, su richiesta di quest’ultimo, che il fatto era avvenuto volontariamente.

E, infine, terzo punto: a proposito di Vives, il suo proscioglimento è stato giustificato dalla Commissione disciplinare per il fatto “inspiegabile” che “il sospetto della mancata effettuazione del segnale convenuto”, cioè la famosa una pacca sulla spalla, “abbia preso corpo a distanza di mesi dalla data di svolgimento della gara”, poiché “se Vives fosse stato partecipe dell’illecito o comunque coinvolto a qualunque titolo nella vicenda, avrebbe riferito subito a chi di dovere il mancato contatto da parte di Masiello”. A tale proposito, la difesa ha replicato che “ciò che alla Commissione disciplinare appare inspiegabile, è in realtà facilmente giustificabile se si accetta la tesi che il Quarta abbia operato all’insaputa del Semeraro, il quale, se fosse stato veramente coinvolto, avrebbe potuto immediatamente verificare, tramite Vives, l’episodio della pacca sulla spalla”.

 

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