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Il Sappe lancia l’allarme sul carcere di Potenza

Sono mesi, ormai, che il carcere di Potenza viene individuato dalle competenti autorità penitenziarie come sede per assegnare detenuti con gravi disturbi psichiatrici, provenienti dagli Istituti di pena della Basilicata e non solo, i quali una volta raggiunta la sede carceraria non esitano a disseminare disordine e terrore, perpetrando atti di violenza nei confronti degli operatori di Polizia Penitenziaria e danneggiando ogni bene dell’Amministrazione.
E’ Saverio Brienza a darne l’allarme, il Segretario Regionale della Basilicata del S.A.P.Pe. – Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria – che nel ricordare gli innumerevoli episodi che si sono verificati negli ultimi tempi nella struttura potentina, non può dimenticare anche l’efferata violenza che molti detenuti hanno posto in essere nei confronti della Polizia Penitenziaria, chiamata a fronteggiare situazioni di estrema pericolosità, senza la necessaria dotazione strumentale ed in condizioni di grave carenza di organico. Come si può, continua il sindacalista, assicurare la sicurezza senza un adeguato numero di poliziotti in un penitenziario che detiene circa 200 soggetti che appartengono ad ogni tipologia criminale e, soprattutto, in presenza di numerosi detenuti con gravi disturbi psichiatrici che creano quotidianamente disordine e malumore anche agli altri reclusi ? chi ci assicura che tra la popolazione detenuta non possano esserci soggetti legati a gruppi di matrici terroristiche ? come può la Polizia Penitenziaria di Potenza monitorare situazioni sulla radicalizzazione del fenomeno quando per ogni turno il personale è assolutamente al di sotto dei livelli minimi di sicurezza ed è costantemente affannato a risolvere i numerosi e quotidianamente eventi critici causati da detenuti con problemi psichiatrici?
Ogni giorno accadono episodi che sembrano non preoccupare l’Amministrazione Penitenziaria, vengono distrutte intere celle ed i suppellettili interni, televisori , lavabi, water che vengono presi a sprangate e resi in frantumi da persone detenute che il più delle volte risultano essere nullatenenti e non possono neanche ripagare i beni dello Stato danneggiati, quindi per i poveri ed onesti contribuenti italiani,dopo il danno devono subire anche la beffa. Il carcere di Potenza, con un organico che manca di oltre 40 unità di Polizia Penitenziaria è diventato un inferno a cui solo agli stessi Poliziotti è dato sopportare e gestire, con il costante rischio per la propria incolumità e con il rischio che se qualche detenuto dovesse farsi male è la stessa polizia penitenziaria a doverne dare spiegazioni a chi di competenza.
Il personale è stanco – riferisce Brienza – ed il S.A.P.Pe sta ancora aspettando gli esiti di una alquanto “insolita” inchiesta condotta dall’ex Provveditore Regionale della Basilicata, circa un tentato omicidio occorso a dicembre scorso nel carcere di Potenza, dove due detenute hanno tentato di strangolare una poliziotta che solo miracolosamente si è salvata; un episodio che aveva suscitato molto clamore nell’ambiente, dalle dinamiche assai torbide, tanto da richiedere in primis dal SAPPE un’inchiesta ministeriale per accertare eventuali responsabilità sulla gestione detentiva e sulle mancate precauzioni che l’Amministrazione avrebbe dovuto porre a salvaguardia dell’incolumità della povera collega. Di tutta risposta l’inchiesta è stata condotta dallo stesso dirigente a cui erano state mosse alcune eventuali responsabilità. Ancora oggi, a distanza di oltre tre mesi non si hanno notizie, forse gli esiti non piacciono alla stessa Amministrazione Penitenziaria?
Se le cose non cambieranno, conclude il Segretario Regionale, il SAPPE non esiterà a promuovere iniziative di protesta consentite, perché non è concepibile l’immobilismo dell’Amministrazione di fronte alle serie problematiche in cui versa il personale di Polizia Penitenziaria di Potenza, costretto a lavorare in un contesto ambientale e strutturale non adeguato per ospitare detenuti con gravi problemi psichiatrici, i quali dovrebbero essere opportunamente seguiti e trattati in strutture maggiormente rispondenti alle loro condizioni.

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