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In carcere la rieducazione passa anche per lo sport. Concluso a Bari progetto Coni

Migliorare la condizione carceraria e il trattamento dei detenuti attraverso la pratica e la formazione sportiva: con questo obiettivo lo sport, nell’ultimo anno, è entrato in molte carceri in modo evidente, come mezzo di socializzazione e rieducazione. Ciò grazie al progetto Sport in Carcere promosso dal Coni in collaborazione con il Ministero della Giustizia, tenutosi in una quindicina di istituti carcerari: i risultati del lavoro svolto per undici mesi nella Casa Circondariale di Bari e per tre in quella di Taranto sono stati illustrati oggi, presso la Presidenza della Regione
“Davvero un bel progetto – le parole dell’assessore regionale allo Sport Raffaele Piemontese – quello condotto da Coni e Casa Circondariale di Bari, su uno dei temi verso cui questa Amministrazione regionale pone grande attenzione. Importante su due fronti: recupero socio-educativo del detenuto tramite valori tipici dello sport come la lealtà e il rispetto delle regole, e prevenzione sanitaria legata a uno stile di vita giocoforza sedentario. Quindi un’iniziativa da riprendere e ampliare”. Ed ecco il segnale auspicato, rafforzato dal dirigente della sezione Sicurezza del cittadino della Regione Puglia, Stefano Fumarulo: “Un progetto che per la sua portata dobbiamo provare a replicare anche in altre carceri pugliesi”.
Nei dettagli, corposa l’esperienza barese, presentata dal referente di progetto per il Coni Puglia Alfredo Grieco (assente il presidente Elio Sannicandro, colpito da un lutto improvviso), conclusasi il 20 novembre e durata – col fondamentale supporto del servizio Socio-Pedagogico dell’istituto – undici mesi, incentrati su un corso di calcio e ginnastica tenuto da laureati in Scienze motorie e tecnici Figc, arricchito da momenti informativi sui corretti stili di vita curati dalla Federazione Medico-Sportiva. Un po’ di numeri: 40 settimane di attività; 240 ore di lezioni di esperti Coni pratiche e teoriche (proiezioni di DVD a tema, fair-play, Carta dei diritti del ragazzo nello sport); 90 minuti di lezione per due giorni a settimana; due gruppi di detenuti per un totale di 76 destinatari coinvolti, con una presenza media ad incontro di otto persone (a causa di trasferimento o liberazione dei detenuti) e picchi di 12-14 presenze. Il Coni ha inoltre fornito attrezzature sportive per le attività e abbigliamento sportivo.
“Un’esperienza che – ha sottolineato la direttrice della Casa Circondariale di Bari, Lidia De Leonardis – è emblema di come il concetto di rieducazione si rafforzi con sinergie che coinvolgano anche la società: una visione che ci induce ad aprire molto a iniziative esterne. Pur facendo i conti con i limiti della vetusta struttura in cui lavoriamo, che per esempio non ha palestre o spazi per lo sport”. Un bisogno sottolineato anche dall’ex calciatore del Bari e della nazionale Antonio Di Gennaro, reduce – come la responsabile della delegazione di Bari di “Carcere Possibile” Virginia Ambruosi – dall’incontro avvenuto qualche ora prima nella Casa Circondariale di Bari per la consegna degli attestati di partecipazione ai detenuti coinvolti dal progetto.
Ricordata, infine, l’iniziativa analoga tenutasi a inizio anno anche nella Casa Circondariale di Taranto e incentrata sul tennistavolo, con tre istruttori Fitet (gli ex campioni ionici Lino Catapano, Francesco Marangio e Antonio Marossi) che per tre mesi hanno impartito lezioni a 15 detenuti per preparali a un mini-torneo fra una rappresentativa di detenuti, magistrati e Polizia.

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