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Itrec Rotondella, le conclusioni di Pietrantuono

Intervenendo a chiusura del dibattito in Consiglio sull’impianto posto sotto sequestro l’assessore regionale all’Ambiente ha auspicato un approfondimento della questione evitando di creare confusione su temi complessi

In un nuovo intervento a conclusione del dibattito sull’Itrec di Rotondella, l’assessore regionale all’Ambiente, Francesco Pietrantuono ha ricordato all’assemblea che “si tratta di una vicenda che proviene dagli anni ’80” e che comunque necessita “di un approfondimento, possibilmente in altra sede, sia in merito alla vicenda nucleare che a quella radiologica, evitando di creare una confusione tra temi”. L’assessore ha aggiunto che “creare una guerra di esperti non ci consente nemmeno di definire un percorso comunicativo di dignità basilare per la nostra regione. Le critiche vanno fatte, anche con durezza, ma bisogna provare ad evitare una confusione fra i diversi piani e questioni. Quella vicenda – ha ricordato Pietrantuono –  è stata scoperta nel 2015, per una Via all’interno dell’area di proprietà di Enea imposta dal Minsitero, e dopo uno stop di un anno e mezzo circa ha ripreso ad essere studiata in maniera scrupolosa e dettagliata. Fondamentale è stato il contributo dei tavoli della trasparenza, in cui si sono articolati livelli di discussione veramente importanti. Mi riferisco ad esempio a quello del mese di giugno del 2017,  molto utile anche sulla parte di indagine relativa all’inquinamento chimico-convenzionale. Oggi – ha continuato – si avviano diverse attività, e forse rispetto alla posizione di Arpab e Regione Basilicata la Sogin avrebbe fatto bene ad adempiere nei tempi adeguati. Abbiamo fiducia, intanto, nel lavoro della magistratura, che sicuramente continuerà. Ma bisogna allo stesso tempo evidenziare che dal punto di vista radiologico la situazione è sicuramente sotto controllo. Nei prossimi giorni seguiremo con grande attenzione – ha assicurato l’assessore – la vicenda dell’impianto di depurazione ed è chiaro che proveremo a ragionare con Ispra per tenere insieme sia l’aspetto radiologico che quella della depurazione in loco del sito. Siamo di fronte ad una messa in sicurezza di emergenza, ma riferita – ha ribadito – ad una vicenda che risale agli anni Ottanta del secolo scorso. C’è poi la questione di una corretta informazione sul territorio: abbiamo provato ad articolarla con i tavoli trasparenza, con comunicazioni aggiuntive via web di atti e documenti. Ma forse non basta. Esiste una complessità della questione che merita un approccio più attento, partendo anche dal fatto che la materia investe Sogin ed Enea, che sono i soggetti non responsabili, che però hanno trovato l’inquinamento in seguito alla Via ministeriale del 2015. In tutta questa vicenda ognuno risponde alla sua coscienza, ma la Regione ha provato ad agire nel miglior modo possibile. L’impianto Sogin, però, è un impianto con autorizzazione nazionale, che la Regione – ha messo in chiaro Pietrantuono – non può bloccare in via discrezionale”.

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