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La reliquia di Don Bosco accolta dai lavoratori dell’Ilva

don bosco all'ilva«Esprimiamo la massima gratitudine all’Opera Salesiana – commenta il segretario della Fim-Cisl, Mimmo Panarelli – per averci regalato l’importante momento religioso, sociale e culturale». I lavoratori dell’Ilva di Taranto, insieme alla delegazione sindacale, questa mattina hanno atteso con devota commozione l’arrivo davanti allo stabilimento dell’urna di San Giovanni Bosco. «Accogliamo con grande gioia e sincera emozione,in un clima di preghiera – ha aggiunto Panarelli – le spoglie del “Santo dei giovani”, che anche nella nostra Taranto e in particolar modo tra i lavoratori non cessa di tramandare i propri preziosi insegnamenti attraverso la comunità salesiana. Una comunità punto di riferimento per la spiritualità e la formazione di centinaia di ragazzi, che domani saranno chiamati a determinare il futuro del nostro Paese. Ringraziamo Padre Nicola Preziuso, cappellano dell’Ilva, per aver supportato l’iniziativa della Comunità Salesiana. Grazie all’ispettore dei Salesiani, che ha donato ai lavoratori una copia del primo contratto di apprendistato, redatto da Don Bosco l’8 febbraio 1852, a Torino. Abbiamo deciso – dice Panarelli – di esporlo nel Consiglio di fabbrica, affinché ognuno di noi possa fare tesoro del suo insegnamento».

Giovani e lavoro: i tempi cambiano ma, a distanza di quasi due secoli da quando san Giovanni Bosco dette vita a Torino ai primi oratori e alle scuole di formazione professionale, i problemi sono sempre gli stessi. «Allora come oggi la questione è come offrire occasioni di lavoro, realmente formative e remunerate – conclude – giovani di buona volontà che desiderano apprendere un mestiere».

I lavoratori presenti, davanti alla direzione Ilva, hanno ricevuto il testo del primo contratto di “Apprendizzaggio”, oggi si dice apprendistato, con il quale il “santo sociale” torinese avviò nel 1851 l’esperienza della formazione sul lavoro dei giovani che accoglieva nel suo oratorio. Firmatari del contratto furono il vetraio Carlo Aimino e il giovane Giuseppe Bordone. Il testo, controfirmato da don Bosco, è molto dettagliato, si compone di 7 articoli che fissano diritti e doveri, tra i quali quelli di “prontezza, assiduità e attenzione ad essere docile” al “mastro suo padrone”. E nel contratto di don Bosco non manca la clausola che se il giovane si macchiasse di qualche “colpa per cui fosse mandato via dall’oratorio” allora cesserebbe ogni tutela da parte dello stesso, ma non il dovere di proseguire nell’apprendistato secondo quanto stabilito. Si fissa anche la paga: 1 lira al giorno il primo anno, 1 lira e 50 centesimi il secondo e 2 lire il terzo anno (con 15 giorni di vacanza).

 

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