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La ripresa può attendere

Secondo l’opinione prevalente il 2011 non sarà l’anno della ripresa, dal punto di vista produttivo ma soprattutto da quello occupazionale.

La coda del 2010 ha visto una recrudescenza del ricorso alla cassa integrazione e alla mobilità. Le imprese che nel 2011 si riprenderanno, difficilmente ripristineranno i livelli occupazionali precedenti, perché la ripresa sarà comunque molto lieve.

Il settore più problematico si rivelerà quello dell’edilizia per un motivo molto semplice. L’edilizia sposta nel tempo gli effetti della crisi rispetto al suo insorgere. Finora, infatti, le imprese di costruzione hanno portato avanti i cantieri degli appalti aggiudicati l’anno scorso e hanno, per così dire, vissuto di rendita. Adesso, invece, d’un tratto si troveranno senza lavoro, a causa del calo repentino degli appalti, sia numericamente che nel loro importo.

La ripresa può attendere, quindi. In generale, inoltre, questa recessione differisce dalle altre del passato perché causata da una crisi finanziaria. Di solito si ritiene che quanto più forte è la caduta del prodotto interno lordo, tanto più forte è la crescita all’inizio della ripresa. Durante le crisi del passato la gente ha rimandato gli acquisti. Per questo l’intensità della ripresa era tanto più forte quanto più dura era stata la recessione.

Questa crisi, invece, è stata causata da una crisi finanziaria, bancaria. Spaventate, le banche oggi non prestano più denaro anche se il suo costo è molto basso. Per questo la ripresa è più lenta. Oggi la Cina produce molto di più di quello che consuma. Ma l’Occidente non riesce ad assorbire questo eccesso di offerta se non con un enorme indebitamento delle famiglie. Si crea quindi un problema di riallocazione della domanda mondiale.

Le imprese lucane, tuttavia, hanno un vantaggio, per quanto paradossale, rispetto ad altre. Le nostre imprese, infatti, sono abituate a resistere, sono allenate ad affrontare le crisi, dalle nostre parti frequenti dato che le carenze infrastrutturali e logistiche hanno sempre compresso il mercato.

Esiste, però, un’indomita voglia di lottare, di investire, di innovarsi continuamente per superare le difficoltà. Questa nostra abitudine a lottare e a reagire ci dà un vantaggio nei periodi di crisi rispetto ad altri territori, dove la recessione è stata vissuta come un fulmine a ciel sereno.

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