BasilicataCronacaPrimo_Piano

Mafia, operazione della Polizia e dell’Fbi fra Matera e New York

La Polizia di Stato ha portato a termine un’importante operazione di polizia giudiziaria con l’arresto di otto persone accusate di tentata estorsione aggravata, tra cui Francesco Palmieri, numero due della potente famiglia mafiosa newyorchese dei Gambino. L’operazione, denominata perciò “Under Boss”, è stata divulgata in una conferenza stampa tenuta stamane a Potenza, sede della Direzione Distrettuale Antimafia, che per competenza specifica ha seguito le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Matera.
Infatti, le investigazioni hanno preso il via da Matera, dopo una denuncia di un noto imprenditore, titolare della Sudelettra, e sono state coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato con sede a Roma, in stretta collaborazione con l’Fbi. Tutto nasce da un antico prestito, risalente a circa trent’anni fa, di 300 milioni di lire, fatte all’imprenditore materano dalla famiglia Gambino. I soldi sarebbero stati tutti restituiti nel tempo, ma il soggetto chiamato all’epoca a fare da intermediario avrebbe fatto “il furbo”, trattenendo una buona parte per sé.
Così la “famiglia” si rifà viva inviando a Matera Francesco Palmieri, accompagnato da altri due emissari mafiosi americani, che circa si mesi fa si presenta dall’imprenditore per esigere la restituzione del prestito, per una somma nel frattempo salita a un milione di euro. Per comprendere il calibro criminale e la capacità intimidatoria del Palmieri basti ricordare che negli anni Ottanta fece parte del gruppo di fuoco che ammazzò in Sicilia il giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto.
Spaventato dalla pericolosità dell’interlocutore che a lui si è rivolto e dalla insostenibilità della situazione, l’imprenditore decide di rivolgersi alla Polizia di Stato: in Questura a Matera trova le porte aperte degli investigatori della Squadra Mobile, che comprendendo immediatamente la gravità della situazione, attivano tutte le forze operative a disposizione per riscontrare la fondatezza dei fatti narrati, fino alla cattura dei responsabili di quella che fortunatamente non ha avuto gli immaginabili drammatici sviluppi.
Agenti della Squadra Mobile iniziano una intensa attività di appostamenti e di riprese all’esterno della struttura presa di mira dall’estorsione, riuscendo a filmare tre noti delinquenti beneventani nell’atto di fare sopralluoghi evidentemente finalizzati all’esecuzione di attentati intimidatori.
Da intercettazioni ambientali spunta il nome di Giovanni “John” Grillo, noto affiliato a clan mafiosi residente a Ferrandina, in provincia di Matera, che fa capire anche lui all’imprenditore che gli conviene sborsare perché la “famiglia” non scherza. Da protocollo la Squadra Mobile si interfaccia con il Servizio Centrale Operativo che coordina l’attività di tutte le Squadre Mobili d’Italia, che compresa immediatamente la rilevanza transnazionale dell’operazione, chiama in campo l’Fbi.
Il puzzle comincia a prendere forma: l’Fbi identifica gli americani “di contorno” all’under boss, grazie alla sinergia tra diverse Squadre Mobili emergono le responsabilità di criminali beneventani e siciliani.
La Procura Distrettuale Antimafia di Potenza, competente per territorio su crimini di stampo mafioso, può così chiedere l’emissione di 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere.
Il Gip le conferma e dispone l’arresto per: Francesco Palmieri e altri due americani, che viene eseguito dall’Fbi e dallo Sco a New York; John Grillo, che viene fermato da agenti della Squadra Mobile di Matera prima di salire a bordo di un aereo da Malpensa a New York con biglietto di solo andata; Salvatore Farina, figlio del defunto boss Ambrogio, che viene “restituito” al carcere dell’Ucciardone di Palermo da cui era appena uscito per un permesso visita al cognato; Raffaele Valente, Daniele Cavoto e Carlo Brillante, malavitosi beneventani assoldati dai Gambino per l’attentato intimidatorio.
Tutti in manette con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione con l’aggravante del metodo mafioso e della transnazionalità. Un particolare relativo all’arresto di John Grillo che potrebbe portare ad interessanti sviluppi investigativi: gli operatori della Polizia Postale hanno acquisito computer e relativo hard-disk trovati nella sua casa di Ferrandina. L’indagine ha confermato l’esistenza di un consolidato asse criminale tra i sodalizi mafiosi radicati negli USA e le organizzazioni malavitose operanti sul territorio italiano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *