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Maria ‘A Pastora. La regina dei briganti

maria 'a pastoraPISTICCI. La prestigiosa collana “Quaderni di Storia Cittadina”, diretta da Giuseppe Coniglio, si arricchisce di una nuova opera dedicata al controverso fenomeno del Brigantaggio Unitario. Dopo il saggio “Briganti Pisticcesi”, l’autore ha dato alle stampe, per i tipi della Setac Editrice, la monografia “Maria a’ Pastora. La brigantessa innamorata, tra storia e leggenda”. Il lavoro nasce dall’esigenza di conoscere in maniera più approfondita la figura di Maria Lucia Dinella detta “a’ Pastora”, compagna di Ninco Nanco e riconosciuta da tutti come Regina dei Briganti, di cui parla anche Carlo Levi nel suo romanzo “Cristo si è fermato ad Eboli” e della quale esiste solo una immagine, scattata da un fotografo francese e acquistata da Salvatore Di Giacomo. Attraverso la ricerca di nuovi documenti ne viene fuori il ritratto di una giovane ragazza che le tristi vicende della vita hanno costretto a rifugiarsi nei boschi e trovare ospitalità nelle bande di briganti, dopo essere scappata di casa, perché ricercata quale sostenitrice di un movimento filo borbonico. Nata nel rione Dirupo di Pisticci nel 1844 (secondo altri ad Avigliano) da Elisabetta Mastrogiulio e Vito Dinella, come tanti altri giovani aveva creduto nelle promesse di un futuro migliore fatte dal nuovo Stato Unitario che invece aveva aumentato le tasse, creato miseria e disoccupazione. Con alcune amiche fondò un circolo fedele ai Borboni e organizzò una manifestazione popolare l’8 dicembre 1860 giorno in cui si festeggiava a Pisticci l’Immacolata Concezione, portando in giro il bianco vessillo borbonico. Scoperta la sedizione, fu costretta a fuggire per evitare l’arresto. Aveva solo 18 anni e dava un grande dispiacere ai miei genitori, contrari a quella sua attività di cospiratrice. La sua vita era ormai segnata. Mentre lavorava come bracciante sotto falso nome in una masseria di San Basilio, fu notata e rapita dal brigante Francesco Antonio Summa, fratello del famoso capo Giuseppe detto Ninco Nanco al quale fu data in dono. Era una donna bellissima, una contadina, sempre vestita da uomo, ma senza rinnegare la sua femminilità. Si innamorò perdutamente del capobrigante, per il fascino che esercitava. Si sposarono con il rito rusticano del vincolo del sangue, promettendosi eterno amore e fedeltà. Poi scoprì che la tradiva con altre donne e accecata dalla gelosia fu capace di un atto orrendo, rivelando alle autorità il luogo dove si nascondeva Ninco Nanco che fu ucciso a bruciapelo. Nel marzo 1864 Maria Dinella fu arrestata, processata e condannata a dieci anni di carcere nell’Isola del Giglio e rimessa in libertà dopo cinque anni. Conobbe un povero contadini che sposò, dandogli due figli e vivendo di stenti e di miseria. Aveva pagato duramente per quello che ho fatto. Fece ritorno un’ultima volta a Pisticci per prelevare le sue povere cose e poi sparì per sempre, vestita ancora a lutto, tra i boschi. E di lei non si seppe più nulla. Oggi la figura di Maria ‘a Pastora viene rivalutata come paladina della dignità e della emancipazione della donna, tanto che a Potenza e Tursi è stato proposto di intestarle una via. Il saggio di Giuseppe Coniglio sarà presentato venerdì 20 dicembre, ore 19,00, presso la sala consiliare di Pisticci, con interventi dell’avv. Amedeo Cataldo, dell’archeologo Antonio Affuso e dell’assessore Francesco D’Onofrio con conclusioni dell’autore, moderatrice la dott.ssa Maria Pastore. Il programma prevede anche un intermezzo musicale del cantautore Renato Rago, che interpreterà canti da lui composti sul brigantaggio e una performance teatrale …a sorpresa.

Giuseppe Coniglio

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