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Matera capitale europea della cultura, raggiungibile comodamente… a piedi!

Il Comitato per la riattivazione della ferrovia Sicignano – Lagonegro resta vigile su tutto quello che accade in zona, e non può che salutare con favore la proclamazione di Matera a capitale europea della cultura. Purtroppo, però, anche questo importante traguardo raggiunto dal Sud e sbandierato da politici e amministratori resta macchiato da una pecca indelebile ancora una volta ferroviaria. Infatti tutti sanno – si sono sprecati negli anni i servizi anche di Striscia la Notizia – che Matera è uno dei pochi (a suo tempo l’unico) capoluoghi di provincia senza ferrovie. La linea Ferrandina – Matera è stata iniziata da tantissimi anni, ma i lavori non sono mai terminati e quella che dovrebbe essere la stazione della città lucana è in realtà una cattedrale nel deserto, una specie di ecomostro interminato.
Non sono bastati i soldi investiti per viadotti, gallerie e quant’altro: da Ferrandina non è mai partito nessun treno e adesso a Matera si può arrivare soltanto tramite mezzi su gomma. Una situazione specchio di quella che accade nel Vallo di Diano: come si può pensare di promuovere il turismo, di favorire la cultura e far conoscere i territori se poi non esistono mezzi comodi, ecologici e veloci per raggiungere i luoghi? A Matera il riconoscimento è stato accolto con gioia, ma subito dopo sono iniziate le riflessioni – portate avanti anche da numerose testate giornalistiche – riguardo la grave deficienza in tema di trasporti. Il progetto della Regione Campania di abolizione delle autocorse sulla Sicignano – Lagonegro isolerebbe anche Lagonegro, uno dei centri più importanti dell’area Nord regionale. Matera è la città più grande della regione per estensione, mentre per abitanti arriva al secondo posto con sole 5000 unità in meno del capoluogo Potenza. La cultura è importante e quanto avverrà nel comune materano non ha precedenti, ma bisogna lavorare anche su una cultura dei trasporti: il mezzo privato è sì necessario, ma altrettanto necessaria è l’integrazione con quello pubblico. In molti paesi, a cominciare dal Vallo di Diano, dal Lagonegrese e dal Pollino, stanno nascendo generazioni che hanno visto un treno solamente in cartolina e non hanno mai avuto il piacere o il dispiacere – a seconda del funzionamento del servizio – di prenderlo. La battaglia del Comitato, che ha ritenuto necessario intervenire su questo aspetto puramente culturale, è intesa come lotta di civiltà anche in tal senso: non è pensabile aprirsi a dinamiche europee ed eventi di caratura internazionale nascondendo sotto al tappetto mancanze colossali come quelle dei trasporti ferroviari.

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