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Matera, chiude il cine-teatro Duni

Una decisione clamorosa a Matera, e che stride con la nomina a capitale europea della cultura per il 2019. Il cine-teatro Duni chiude i battenti; la gestione sarà garantita solamente per gli eventi culturali già programmati. Una decisione che riapre nuovamente il dibattito sul futuro della struttura, progettata nel 1949 dall’architetto Ettore Stella, e dedicato al grande compositore materano del ‘700 Egidio Romualdo Duni, vero e proprio genius loci musicale. Sul tema, si registra una nota dell’architetto materano Gigi Acito.
Gigi Acito: “Nuova vita per il Cinema-Teatro Duni”
La notizia, per quanto non inattesa, crea comunque profondo turbamento.
Il Cinema-Teatro Duni ha chiuso nuovamente i battenti e la città si ritrova, di nuovo, senza la più grande sala teatrale, proprio ora che deve dimostrare all’Europa di saper sostenere il ruolo di “Capitale della Cultura”.
E’ noto da tempo, che la proprietà del teatro, da sola non ce la fa a sostenere le spese di gestione e manutenzione, perché questa struttura, come tante in Italia, non produce reddito e dunque non può mantenersi, né tantomeno rigenerarsi da sola.
Da tempo sosteniamo che è indispensabile una sana politica di sostegno da parte degli Enti Pubblici e il rilancio di una nuova articolata programmazione culturale della città per far rivivere tutti gli spazi teatrali disponibili; e nel caso del “Duni” per far rivivere anche la sua Architettura, dichiarata monumento della modernità dal DOCOMOMO (Documentation and conservation modern movement).
E come tutti i monumenti va tutelato e conservato per le future generazioni.
Ma il successo dell’opera di tutela e di recupero sta tutto nella possibilità di un concreto rilancio della struttura, oggi mortificata da una ulteriore, inevitabile crisi.
Va ricordato che quando il “Duni” fu realizzato, tra il 1946 e il 1949, c’era nella città una grande aspirazione a modernizzarsi e a evolvere verso più civili condizioni di vita e il grande desiderio di liberarsi dei lunghi anni di sofferenza che la guerra aveva prodotto.
Furono alcuni privati che, interpretando anche un bisogno culturale della città, decisero, con spirito di iniziativa e con coraggio, di dotare la città di nuovi servizi, confidando nel ruolo decisivo dell’architettura, disciplina capace di interpretare le aspettative civili della città.
Da allora generazioni di privati sono stati custodi di questo “bene (culturalmente) comune” che oggi necessita di essere riqualificato con l’aiuto del pubblico.
Abbiamo più volte indicato possibili soluzioni nell’interazione tra pubblico e privato nel più ampio interesse collettivo, e abbiamo indicato esempi anche a noi vicini (Teatro Petruzzelli di Bari, Teatro Mercadante di Altamura) che hanno conseguito l’obiettivo della rinascita, e della restituzione alla città, della struttura teatrale, quale luogo della cultura collettiva.
Ora è necessario sviluppare, senza ulteriori indugi, il più alto livello di consapevolezza e di civica solidarietà, attraverso l’apertura di un confronto tra proprietà ed Istituzioni locali (Regione, Comune), che individui le soluzioni giuridiche e finanziarie necessarie per dare un futuro al Teatro Duni.
Gigi Acito

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