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Matera, Liceo Classico Duni è… “Lipperatura”!

Ieri, a Matera, alunni e docenti del Liceo Classico Duni, nell’ambito del progetto “Biblioteca viva”, in collaborazione con l’associazione “Amabili confini” che ha organizzato l’incontro e la libreria Di Giulio, hanno  incontrato la giornalista e scrittrice Loredana Lipperini.
 
“Una donna che scrive è troppo sensibile e sensuale, / quali estasi e portenti! / Come se mestrui bimbi ed isole / non fossero abbastanza; come se iettatori e pettegoli / e ortaggi non fossero abbastanza. / Crede di poter prevedere gli astri. / Nell’ essenza una scrittrice è una spia”
, recita Anne Sexton in esergo a “Magia nera” di Loredana Lipperini.
Già la scelta di questi versi sembra collegare, attraverso un filo invisibile ma resistente, i racconti della Lipperini allo scenario che ha accolto in questi giorni la voce calda e coinvolgente di Radio 3: il Sud trasudante magia di De Martino, quel Sud colorato di nero e
di rosso delle masciare, donne del popolo, sì, ma forti e decise, punto di riferimento e custodi dei “claustra portarum naturae” di oraziana memoria. Le storie della Lipperini richiamano proprio donne comuni, nelle quali tutti possono riconoscersi, che impercettibilmente varcano quei “portali”, aprono quei sigilli e determinano il passaggio dal reale al fantastico.
“Il fantastico è un modo di spiegare la realtà attraverso un’altra strada” sostiene la Lipperini citando Tolkien, relegato ai “piani bassi della letteratura” in un paese che ha sempre negato
l’importanza del fantastico relegandolo come sottogenere. Con la sua voce calda e accattivante la scrittrice, presentata da Maia Curti, giovane moderatrice dell’incontro, come “intellettuale completa nel panorama culturale italiano”, ha rifiutato questa classificazione di
genere, invitando a rivalutare il fantastico, il perturbante di Todorov, l’unico capace di far filtrare l’inspiegabile nella vita di tutti i giorni. Non esistono generi di serie A e generi di serie B: nei racconti della Lipperini la letteratura fantastica viene coniugata in tutte le sue forme in un modo che non può che farci inchinare di fronte alla cultura della curatrice di “Lipperatura”. Il fantastico orientale della kitsume, il demone-volpe giapponese, si insinua in “21 giorni” in ossimorica contrapposizione con la pizzeria “fracassona”; lo steampunk trapela dall’originale rivisitazione dell’Annunciazione di “Madame” dove Maria, destinata a generare il capo di una nuova generazione di uomini/macchina, è la più umile tra le donne, la meno “eroica”, quella a cui nessuno avrebbe mai rivolto l’attenzione. Ma questa nuova specie umana determinerà un ritorno all’età dell’oro o piuttosto farà precipitare decisamente l’umanità nel baratro dell’età del ferro? Ognuno può trovare la sua risposta, come fa notare la Lipperini sorridente e felice di scoprire che la sua Cat, trasposizione fantastica di sua figlia che da piccola distruggeva tutto ciò in cui si imbatteva che avesse a che fare con la tecnologia, come ha confidato ai ragazzi presenti, viene paragonata a Frozen che trasforma in ghiaccio tutto ciò che tocca. La letteratura è questo: riesce a creare collegamenti impensabili tra le opere! Proprio come i due talismani di “Solo due euro” hanno richiamato nei ragazzi il realismo magico de “La giacca stregata” di Buzzati.
“La paura si supera, oltre un certo limite. E, dimmi, farai quel viaggio?” si legge in “21 giorni”.
Alla domanda se la paura serva per affrontare la vita, la Lipperini sciorina con delicatezza e dolcezza, ma anche con la sicurezza di chi possiede la materia, l’immagine proposta da King per spiegare l’horror: “ti fa avvicinare alla forma che giace su un tavolo coperta da un lenzuolo, ti fa alzare il lenzuolo e ti fa capire che il corpo sotto quel lenzuolo è tuo”, ti fa
dunque prendere consapevolezza della mortalità. Poi richiama il racconto “La lotteria” di Shirley Jackson, la compianta ispiratrice di King, pubblicato nel 1948 sul “New Yorker” in cui, durante una normale vendita di biglietti per una lotteria, si scopre all’ improvviso che il biglietto contrassegnato da un puntino nero comporta, per chi lo estrae, la lapidazione. Non manca il richiamo a Lovencraft che suscita la paura, in un clima onirico da incubo, con gli angoli che non sono angoli o con le pareti storte, ma poi la Lipperini si rivolge a tutti i ragazzi presenti in aula e li invita ad affrontare la paura: la paura fa crescere, è indispensabile per un percorso di formazione completo e costruttivo. Noi viviamo in un mondo che purtroppo rimuove la difficoltà, rimuove il “nero”. In alcune scuole hanno vietato la lettura di storie con il lupo: leggere deve fare paura! La paura deve essere affrontata, come le difficoltà devono far parte della vita, non possono essere eliminate, altrimenti si avranno uomini deboli, incapaci di reagire. L’incapacità di affrontare un lutto, la solitudine depressiva dell’anziano, la malattia o la depressione post partum, dunque, non vengono taciuti o nascosti per “indorare la pillola”, ma vengono rielaborati, colorati di irrazionale e presentati al pubblico di lettori affinché essi affrontino le loro paure, le oggettivizzino in modo catartico e le superino. La felicità che sprizza dagli occhi gialli che guardano Sara finalmente guarita in “Baby blues” è di Lili o di Giulia? La Lipperini non svela il mistero, anche se ammette di avere una sua idea in proposito, ma, una volta scritto, il libro non è più dell’autore, bensì del lettore, e allora sta a noi dare delle risposte, proprio come sta a noi usare i suggerimenti del fantastico di “Magia nera” per affrontare la vita di tutti i giorni.
Una lezione di vita, dunque, ma anche una “lectio magistralis” di letteratura, che ha saputo affascinare i ragazzi parlando la loro lingua, entrando nelle loro menti, “coltivando” la loro personalità, ma che ha lasciato anche negli adulti presenti la percezione di una grande
preparazione e il rispetto verso una sconfinata cultura.
Magari anche noi docenti riuscissimo, “videogiocando” come ha suggerito la Lipperini, ad attirare con la stessa forza calamitante i nostri alunni verso il magico mondo della letteratura!
                                                                                    Giuseppe Fiore
                                                                

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