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Medico barese arrestato con l’accusa di concussione

Emergono nuovi particolari sul caso dell’oncologo barese arrestato nelle scorse ore per aver preteso denaro, regali e altre utilità in cambio della somministrazione dei farmaci salvavita gratuiti. Per mesi il figlio della vittima, Ottavio Gaggiotti, ex dipendente di banca di Foggia morto per cancro nel febbraio 2020, ha registrato gli incontri tra il padre, paziente oncologico, e il dottor Giuseppe Rizzi, il medico che lo aveva in cura all’Istituto Tumori di Bari, successivamente arrestato dai carabinieri nelle scorse ore. Dopo la morte del padre, il figlio ha consegnato agli investigatori una pennetta Usb contenente screenshot di conversazioni whatsapp e audio-video degli incontri che documentano le consegne dei soldi.

Dal 22 dicembre 2018 al 15 giugno 2019 sarebbero state consegnate a Rizzi 54 mazzette per complessivi 127.600 euro, corrispondenti a 103 somministrazioni di un farmaco che il medico definiva “miracoloso”: 900 euro ad iniezione più il compenso per il professionista da 400 a 700 euro a visita. Le consegne del denaro avvenivano quasi sempre nella stanza del medico in ospedale a Bari, con la porta chiusa a chiave e le tapparelle abbassate per evitare sguardi indiscreti.
Nelle circa cento pagine di ordinanza cautelare firmata dal gip del Tribunale di Bari Giovanni Anglana, c’è il racconto dei lavori di ristrutturazione pretesi dal medico nella sua villa di Palese, per compensare i mancati pagamenti da parte di un paziente, ormai sul lastrico dopo avergli già consegnato quasi 130 mila euro in contanti. A quei lavori il malato partecipava attivamente, aiutato da amici artigiani che “lavoravano gratis per senso di solidarietà”, nella convinzione che quel medico stesse salvando la vita al loro amico.

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