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Miliardi europei che possono servire per “infrastrutture di sviluppo” a Matera e in Basilicata

Le risorse europee del “Recovery Fund” stanno sollecitando la politica italiana alla redazione di riforme e progetti importanti per superare i limiti infrastrutturali. Tanto al fine di creare anche sviluppo, competitività e occupazione soprattutto nel Sud, nella
convinzione che, con nuove opere pubbliche, se cresce il Pil e la qualità della vita nelMeridione cresce anche il Nord e quindi l’intero Paese. Misure da adottare per superare lecarenze e il divario esistente che con questa ultima “occasione d’oro” potrebbero ridursi utilizzando al meglio i 207 miliardi assegnati all’Italia. Dunque, obiettivi non più
rinviabili per dare sollievo alle aziende e alle comunità meridionali con propositi di rinascita dopo il Covid-19, che se non raggiunti nemmeno con i prossimi miliardi in arrivo dall’Europa, vanificheranno ogni discorso teso a un riequilibrio tra le regioni del Nord e quelle del Sud, in forte ritardo nelle “infrastrutture di sviluppo”.In questo contesto rientra anche Matera, che dopo il 2019 vede ridursi le ricadutesocio-economiche positive del turismo. Una città che deve riflettere sulle sue potenzialità
e riconoscere che il mondo viaggia a tutt’altre velocità. Quindi bisogna progettare ilfuturo con una visione nuova e senza eludere l’importanza delle Ferrovie dello Stato. Inquesti ultimi anni, infatti, i finanziamenti sono arrivati e sono stati puntualmente “solospesi”, ma non “investiti” per opere pubbliche mancanti e indispensabili per la crescita
collettiva. Quindi, una Matera (come tutta la Basilicata in crisi) che adesso si trova a unbivio: scegliere se continuare a crogiolarsi nell’anacronistico e autolesionisticoisolamento ferroviario (ma anche stradale), se mantenere una certa dimensione “paesana”
di città “chiusa e penalizzata” nelle relazioni trasportistiche con il resto d’Italia e con l’Europa; oppure, in tempi di globalizzazione, giovarsi dei vantaggi di essere diventata uno snodo strategico nel cuore del Mezzogiorno facilmente raggiungibile dal Tirreno edall’Adriatico. Una Matera e una Basilicata che vista la loro posizione baricentrica tra Napoli e Lecce, potrebbero trovarsi all’interno dell’attrattivo e consolidato asse turistico- culturale “Napoli-Pompei-Caserta-Costiera amalfitana-Salerno-Cilento / Terra di Bari- Valle d’Itria-Salento. Ovviamente attraversando in treno territori lucani di straordinaria
bellezza e incanto, che vanno dal Marmo-Platano-Melandro al Parco di Gallipoli Cognato fino alla Città dei Sassi. Una ferrovia prioritaria con la quale i due capoluoghi potrebbero rafforzare la coesione sociale e l’offerta nei servizi, valorizzare le propensioni e leproduzioni tipiche del territorio.
In questo quadro di evidente espansione (incrociando la tratta Taranto-Salerno), la costruenda Ferrandina-Matera (12 minuti di percorrenza) è da ritenersi solo il primosegmento che deve proseguire da Matera fino alla Puglia. In modo da realizzare un
funzionale (al momento inesistente) “corridoio centrale” collegando le aree interne lucane e la Valbasento con il territorio pugliese. E poiché nei mesi scorsi RFI (del Gruppo FS) ha dichiarato “improponibile”, per risconto tecnico-commerciale sfavorevole, il tracciatoMatera-Altamura-Bari (affidato allo scartamento ridotto delle Fal), e poichè anche la
tratta Gioia del Colle-Altamura-Rocchetta S.A. (dove i treni non circolano da 6 anni) è dismessa e completamente abbandonata, l’itinerario più realizzabile e “conveniente”(rispettando comunque il lavoro dei tecnici) diventa la diramazione Matera-Jesce conconnessione al vicino e ammodernato asse ferroviario Bari-Taranto, già compatibile con l’Alta Capacità. Cosa che sul versante pugliese fino al Salento collegherebbe, secondo i tempi di Trenitalia, Matera alla stazione centrale di Bari (in 45 minuti), a Taranto (in 50),a Brindisi (in 95), a Lecce (in 120 minuti). Collegamenti utili anche per l’import/export da/per i porti di Napoli, Salerno, Gioia Tauro, Bari, Taranto e Brindisi, con non pochivantaggi per i nostri siti industriali e per le Zone economiche speciali.
Difronte a questi possibili scenari di ripresa, serve una politica coesa e lungimirante in tutta la regione. Ai 365 milioni di euro già disponibili per la Ferrandina- Matera (che attende da Roma le autorizzazioni definitive), serve una somma da “investire” per ibinari verso la Puglia da reperire attraverso il “Recovery Fund” e i fondigovernativi di “Italia Veloce”. Peraltro, se davvero Matera vuole mantenere a lungo ilruolo di autentica “città europea” non può trascurare questi temi e tergiversare sulle FS.
La “nuova” politica materana, la Regione Basilicata, la classe dirigente e i parlamentari si devono sentire responsabili dello sviluppo e investiti per questi importanti traguardi.
Pertanto, non si possono non cogliere queste irrinunciabili opportunità europee (che non ci saranno in futuro). Quando, ancora beffati e raggirati, i cittadini saranno comunque chiamati a “ripianare” il debito con l’Europa e dei cui benefici da noi ci potrebbe non essere riscontri significativi .
 
Nicola Pavese, presidente Associazione “Matera Ferrovia Nazionale”

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