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Noi, i ragazzi del prato verde e una nuova pagina di storia da scrivere

Fa piacere l’interesse del presidente Renzi verso la Fca Melfi e verso i suoi lavoratori che sono il motore umano della fabbrica. Se Renzi avrà l’occasione di guardare negli occhi i giovani neoassunti del Sud, vedrà in loro la speranza di non ritornare disoccupati, la soddisfazione di lavorare nella propria terra, la voglia di mettere a frutto le proprie capacità; vedrà la loro consapevolezza di lavorare in una fabbrica che richiede impegno e professionalità, i disagi che trovano per recarsi al lavoro, la certezza di aver avuto una grande opportunità, ma anche il timore di perdere questo posto di lavoro che dà garanzia economica liberandoli dal bisogno. Questi giovani protagonisti, insieme ai lavoratori del famoso prato vede, portano la città di Melfi, la Basilicata e l’Italia in tutto il mondo; questi sono i lavoratori che contribuiscono a far ripartire l’economia del Sud.
Dalle linee di Melfi la storia si ripete, ma a differenza degli anni ’90 la produzione viene esportata in tutto il mondo. Questa è la grande sfida. Oggi si producono Jeep e 500X destinate a competere in un segmento di mercato dove il marchio non era presente e per il quale Melfi diventa produttore mondiale. Due modelli che hanno in comune la piattaforma di base, ovvero quell’architettura small-wide che per la sua modularità può essere utilizzata anche per costruire auto di dimensioni maggiori. Se poi consideriamo che nella nostra fabbrica si produce ancora la Punto, la Fca Melfi, con una capacità produttiva sulle due linee di circa 1.500 vetture al giorno, si conferma lo stabilimento del gruppo dotato della maggiore flessibilità produttiva in ragione del fatto che sulla stessa linea si possono costruire fino a quattro modelli diversi e che i volumi di ogni modello possono essere adeguati in tempo reale alle richieste del mercato.
Tutto questo non nasce dal nulla ma è il prodotto della lungimiranza di larga parte del sindacato che ha scommesso sul nuovo piano di investimenti. È bene ricordare che proprio da Melfi è partita la strategia messa a punto da Marchionne per contrastare gli effetti che la crisi del mercato automobilistico europeo stava determinando su tutto il settore, con pesanti ristrutturazioni aziendali e licenziamenti, cosa, quest’ultima che nel nostro paese non è avvenuta. Siamo riusciti a difendere le professionalità e le capacità tecniche di chi lavora in questo impianto. E non era una battaglia scontata. Se oggi possiamo parlare di Melfi come di una nuova fabbrica è perché abbiamo avuto il coraggio di firmare accordi impegnativi che hanno portato lavoro e prospettive, aggiungendo innovazione tecnologica e innovazione di prodotto, garantendo così produzione, lavoro e futuro al sito. Un lavoro, questo, che continua dentro il negoziato in corso per il rinnovo del contratto nazionale che si annuncia innovativo, sia per quanto riguarda la parte salariale, con l’innovazione del nuovo sistema premiante, sia per quanto riguarda la parte normativa, con nuovi diritti e doveri.
Eravamo i ragazzi del famoso prato verde, la maggior parte era senza esperienza lavorativa; siamo arrivati da tutti i paesi della Lucania e da alcuni paesi della vicina Puglia; abbiamo accettato tutte le sfide della nuova tecnologia, dei nuovi turni e della nuova organizzazione del lavoro: ora stiamo scrivendo una nuova storia, non più da ragazzi del prato verde, ma da uomini e donne che oggi hanno esperienza e competenze, affiancati da giovani che hanno entusiasmo e voglia di fare. Al posto del prato verde c’è una cultura industriale che si è stratificata in anni di sacrifici, lotte, conquiste; una cultura della fabbrica che getta le basi per un grande futuro, non solo per Melfi, ma per la Basilicata intera.
Gerardo Evangelista – Operaio Fca e segretario generale Fim Cisl Basilicata

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