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Oltre i Referendum: Pertusillo e Tempa Rossa

Martedì 22 settembre 2015 la Regione Puglia si è riunita in Consiglio in seduta monotematica sulle trivellazioni, così com’era stato annunciato dal governatore Emiliano il 18 settembre durante la Conferenza delle Regioni del Sud presso la Fiera del Levante.
All’ordine del giorno la richiesta di un referendum abrogativo, proposta dal Coordinamento Nazionale NoTriv, dell’art. 35 del “Decreto Sviluppo” del 2012 – che riattiva le procedure, per le istanze presentate sino al 2010, per la ricerca e prospezione di idrocarburi in mare entro le 12 miglia marine – e di alcune parti dell’art. 38 dello “Sblocca Italia” del 2014 – che di fatto esautora le Regioni del potere decisionale e legislativo nelle politiche energetiche -, su cui il Consiglio Regionale si è espresso in maniera favorevole.
Leggiamo quanto sta avvenendo in questi giorni come un segnale positivo, soprattutto per i movimenti. Pur trovandosi, infatti, ad agire in uno scenario asfittico e desolante, dimostrano di avere ancora la capacità di incidere sulle scelte politiche istituzionali, nel momento in cui, però, si fanno portatori di istanze radicali all’interno di mobilitazioni costruite dal basso.
Proprio per questo, così come ribadito prima nella piattaforma e successivamente anche nella e dall’assemblea del presidio #18S_NOTRIV, riteniamo che questo referendum debba essere SOLO una delle vertenze, che va ad affiancarsi a quelle specifiche di ciascun territorio, della lotta contro le trivellazioni.
Tra le richieste del Coordinamento NoTriv Terra di Bari, protocollate il 25 agosto presso la Regione Puglia e consegnate ai governatori del Sud alla Fiera della Levante, ne sono presenti due ineludibili e fondamentali che hanno per oggetto le analisi delle acque del Pertusillo e il blocco di Tempa Rossa a Taranto.
Perché chiediamo che la Regione Puglia si attivi affinché le autorità competenti effettuino dei controlli ripetuti sulle acque di un lago lucano?
Il lago del Pertusillo è un bacino idrico-potabile che rifornisce anche l’Acquedotto Pugliese, alimentando la Puglia centro-meridionale (Taranto, Brindisi e Lecce) e settentrionale (le aree del barese) interconnettendosi, nel nodo idraulico Gioia – Bari, con le acque del Sele, che proviene dalla Campania.
È situato a soli circa 10 km dal Centro Oli di Viggiano nella zona della Val D’Agri (Potenza), “il più grande giacimento on-shore dell’Europa occidentale”, come la definisce la stessa ENI che in quest’area gestisce la quasi totalità delle estrazioni petrolifere e gassose.
Nel 2010 in questo lago, in seguito ad una morìa di pesci, sono state effettuate analisi che hanno prodotto dei dati allarmanti, evidenziando un inquinamento sia biologico che chimico. È stata riscontrata la presenza di idrocarburi e metalli pesanti – alluminio, bario, cadmio, manganese, piombo, nichel, ferro – alcuni dei quali utilizzati nelle stesse attività estrattive. Tutte sostanze che non dovrebbero in alcun modo trovarsi in bacino a destinazione d’uso potabile.
La Regione Basilicata e l’ARPAB (Agenzia Regionale per l’Ambiente della Basilicata) da subito hanno minimizzato e rassicurato sull’appartenenza del Pertusillo alla categoria A2 (trattamento fisico e chimico: normale e disinfezione).
Peccato che il monitoraggio e la relativa pubblicazione sul sito dell’ARPAB sia ferma al 2012! E peccato, soprattutto, che il Piano di monitoraggio ambientale in Val d’Agri sia stato realizzato e redatto assieme all’ENI, ovvero lo stesso soggetto che deve, o dovrebbe, essere sottoposto ai controlli. [http://www.eni.com/eni-basilicata/news/2015/2015-06-06-primo-workshop.shtml].
A rassicurare i pugliesi ci ha invece pensato Vito Palumbo, responsabile della comunicazione e delle relazioni esterne di AQP, affermando in un’intervista televisiva che il «potabilizzatore non preleva l’acqua in superficie o nel fondo, ma ad un livello intermedio dove l’acqua è migliore».
Alla luce di una nuova ondata di morìa di pesci verificatasi quest’estate, che qualcuno ha provato a spacciare come conseguenza del troppo caldo, e di nuove analisi che sono state effettuate e che rilevano la presenza di idrocarburi e di sostanze cancerogene negli stessi pesci [http://basilicata.basilicata24.it/cronaca/pesci-pertusillo-contaminati-16-idrocarburi-diversi-metalli-pesanti-microcisti-18487.php], crediamo che la Regione Puglia debba impegnarsi nel tutelare la salute dei propri cittadini.
Non dare seguito alla nostra richiesta, più che mai legittima, di effettuare ripetuti controlli per verificare la presenza di idrocarburi e metalli pesanti nell’acque del Pertusillo e in quelle che arrivano nelle case dei pugliesi, rendendo pubblici e consultabili i dati, sarà una responsabilità politica pesantissima.
Un’altra questione ci lega alla Basilicata ed è Tempa Rossa: un giacimento di idrocarburi situato nell’Alto Sauro, tra il parco regionale di Gallipoli Cognato e il Parco Nazionale del Pollino, un progetto che prevede lo stoccaggio a Taranto del petrolio lucano estratto dalle compagnie Total, Shell e Mitsui.
Nell’ottobre del 2001 viene costruito un oleodotto di 136 km che collega il Centro Oli di Viggiano con la Raffineria Eni a Taranto.
NEL 2011 viene messo a punto un piano di potenziamento di Tempa Rossa, atto ad aumentare la quantità giornaliera di barili e di gas prodotta, che coinvolge sia la Basilicata (aumento del numero di pozzi di estrazione, costruzione di un altro centro di trattamento oli) sia la Puglia (il prolungamento del pontile già in uso all’Eni di Taranto e l’adeguamento dei servizi ausiliari asserviti al pontile la costruzione di due nuovi mega serbatoi; costruzione di una nuova linea di trasferimento del greggio dai nuovi serbatoi al nuovo pontile; costruzione di un nuovo impianto pre-raffreddamento; la fabbricazione di due nuovi impianti di recupero vapori).
Un progetto che le compagnie petrolifere millantano essere a impatto zero, ma che invece andrebbe evidentemente ad incrinare ulteriormente gli equilibri alquanto fragili di entrambi i territori.
Durante la conferenza di servizi del 17 luglio 2014 con il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dello Sviluppo Economico, la Regione Puglia guidata da Nichi Vendola ufficializza il via libero al progetto, ignorando completamente sia il parere contrario espresso del Consiglio Comunale di Taranto sia il parere sfavorevole dell’ARPA.
«Gli impianti sorgeranno in un’area in cui la precedente caratterizzazione aveva evidenziato alcuni superamenti sia per il terreno che per la falda. […] L’esercizio di questi impianti comporterà un aumento delle emissioni diffuse pari a 10 tonnellate/anno che si aggiungeranno alle 85 tonnellate/anno (con un incremento del 12%). […] Vista la situazione di criticità ambientale di Taranto questa Agenzia ha evidenziato la perplessità di realizzare un simile impianto in quanto lo stoccaggio del greggio, che verrà mantenuto ad una temperatura di 40 gradi, comporterà la emissione di composti organici volatili, tra cui anche gli Ipa» [Parere dell’ARPA Puglia del 29 marzo 2011]
La decisione, però, espressa dall’allora governatore Vendola sembra non essere condivisa dall’intera giunta. Viene convocata con un’urgenza la Commissione Ambiente della Regione Puglia e ad ottobre del 2015 la giunta approva una delibera per chiedere il riesame del decreto ministeriale con cui è stata concessa la Valutazione di Impatto Ambientale – Autorizzazione di Integrata Ambientale (DM 573/2011).
Il Comune di Taranto con una delibera del 5 novembre del 2014 ha provato ad opporsi al colosso del petrolio, escludendo dalla variante al piano regolatore del porto le due opere di Tempa Rossa – allungamento del pontile petroli e costruzione di due serbatoi di stoccaggio -, atto prontamente impugnato dall’Eni e accolto dal TAR di Lecce con sentenza del 17 giugno 2015.
È notizia di oggi che il progetto sembra aver subito un momentaneo arresto. La Total annuncia un taglio degli investimenti per il giacimento in Basilicata a causa del persistente andamento negativo della quotazione del petrolio.
Per quanto ci faccia tirare un sospiro di sollievo, non incide rispetto alle richieste che poniamo alla Regione Puglia.
Ricordiamo, infatti, che Il progetto Tempa Rossa, per il quale è stato approvato il 20 febbraio 2015 dal Ministero dell’Ambiente un apposito provvedimento per accelerarne i lavori, è stato dichiarato dal governo un’opera strategica a livello nazionale, tanto da far inserire nell’ultima legge di stabilità del 2014 un emendamento che di fatto mette al riparo Tempa Rossa nella sua interezza: sbloccando “l’effettiva realizzazione dei progetti per la coltivazione di giacimenti di idrocarburi” e semplificando le procedure in merito alle infrastrutture necessarie allo sfruttamento del greggio.
Il progetto è stato solamente rinviato, la multinazionale francese ha affermato che i lavori riprenderanno nel 2017. Non possiamo certo permettere che le nostre vite possano dipendere dagli andamenti del mercato.
La Regione Puglia deve fare tutto quanto di sua competenza per bloccare l’ampliamento di TEMPA ROSSA!
Queste politiche, scellerate e miopi, porterebbero Taranto, città che ormai da decenni subisce i danni della devastazione ambientale prodotta dalle industrie, completamente al collasso; andrebbero ad incrementare un inquinamento, già presente allo stato attuale, delle falde acquifere e dei terreni lucani.
Taranto e la Basilicata sono il simbolo di un modello di sviluppo vecchio, privo di prospettive, che continua ad ingannare le popolazioni con il ricatto del lavoro.
Sia il Pertusillo che Tempa Rossa fanno emergere un elemento importante: la Puglia sta già vivendo le inevitabili conseguenze delle trivellazioni, seppur di quelle che avvengono su terra ed in una regione a noi vicina, la Basilicata.
I territori sono tra loro interconnessi, l’inquinamento ambientale e tutto ciò che questo comporta non conosce di certo confini.
Coordinamento NoTriv Terra di Bari

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