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PAC, il contributo delle Regioni al forum del Ministero

“Senza il sostegno economico erogato dalla Pac molte aziende agricole sono destinate al declino e alla chiusura, poiché non in grado di sostenere in un mercato globalizzato la concorrenza di produttori dei Paesi terzi”. Lo ha dichiarato ieri il coordinatore della Commissione Politiche agricole nazionale, l’assessore della Regione Puglia Dario Stefàno, al “Forum sul Futuro della Pac” organizzato dal MiPAAf oggi a Roma per discutere del documento che porterà la posizione italiana all’interno del dibattito fra gli Stati membri per la nuova Politica agricola comunitaria post 2013. Un documento che ha accolto quanto già contenuto nella posizione assunta dal Sistema delle Regioni in occasione della seduta della Conferenza delle Regioni e Province Autonome del 28 ottobre 2010, e della Comunicazione della Commissione sul “Futuro della PAC”, presentata il 18 novembre scorso.

“Si condivide – ha spiegato nel suo intervento Stefàno – il principio ribadito anche dal Ministero di sostenere un budget perlomeno pari a quello dell’attuale programmazione, ma crediamo sia necessario rafforzare le motivazioni, integrando il testo ministeriale con le considerazioni riportate nel documento elaborato dalle Regioni”.

E, dunque, ribadire che l’agricoltura europea sta attraversando un momento di profonda trasformazione, da imputarsi a tanti fattori, i principali dei quali sono sicuramente:

1) l’ampliamento dei mercati, a livello globale, sicché si assiste all’ingresso, nello stesso, di nuovi e potenti concorrenti oltre ad una rilevante quantità di nuovi consumatori, il tutto in assenza di adeguate regole, tali da consentire il funzionamento di un mercato globale articolato su realtà produttive profondamente diverse tra loro;

2) la comparsa di nuove forme, spesso inedite, di concentrazione oligopolistiche, nel campo della trasformazione industriale e della commercializzazione;

3) il periodico verificarsi di crisi di mercato, da imputare a squilibri, asimmetrie informative, presenza di esternalità, che finiscono, tra l’altro, per determinare la volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli;

4) l’assenza di un governo della sicurezza alimentare globale;

5) la possibilità offerta dalle nuove tecnologie che, integrando neuroscienze, nanotecnologie, genetica e TCI, offrono la possibilità di produrre su vasta scala una varietà, praticamente infinita, di prodotti alimentari personalizzati e adatti alle più svariate e disparate esigenze del consumatore;

6) le sfide alle quali l’agricoltura è chiamata a far fronte, principalmente l’ambiente e il cambiamento climatico.

“Bene l’articolazione della Pac in due pilastri – ha poi aggiunto Stefàno – ma dovrebbero essere evitate le sovrapposizioni che finora hanno inciso negativamente nella applicazione delle misure. Occorre una strategia comune a tutti i fondi, puntualizzando e integrando gli obiettivi di ciascuno, per migliorare le sinergie e ridurre gli attuali problemi di demarcazione”.

Altro capitolo importante, quello sulla redistribuzione degli aiuti diretti: “Come sottolinea il documento del MiPAAF – spiega Stefàno – il parametro superficie non può assolutamente essere accettato dall’Italia, considerando che attualmente il nostro Paese, pur realizzando il 12,5% della produzione agricola lorda vendibile ed il 17% del valore aggiunto dell’Unione, riceve soltanto il 10% della spesa agricola comunitaria, risultando quindi sensibilmente sotto remunerata rispetto alla consistenza dell’agricoltura nazionale. In aggiunta va considerato che il contributo italiano al bilancio comunitario ammonta al 13,5%, con un conseguente saldo negativo, per il capitolo agricolo, del 3,5%. Una chiave di ripartizione equilibrata ed oggettiva dovrebbe prendere in considerazione anche altri fattori quali valore aggiunto, occupazione ed il valore della produzione lorda vendibile.

In merito ai pagamenti diretti, l’assessore Stefàno ha poi ribadito la proposta del Sistema delle Regioni e Province Autonome: “che i pagamenti diretti siano modulati attraverso la definizione di criteri territoriali, produttivi ed organizzativi, fatto salvo il principio di equità.”

“Le recenti crisi che hanno investito tutti i settori agricoli europei – ha poi aggiunto il coordinatore Stefàno – hanno dimostrato che una politica comunitaria basata su misure di mercato poco flessibili non è più in grado di gestire situazioni di estrema volatilità dei prezzi e della domanda. E’ necessario introdurre, quindi, degli strumenti che siano in grado di prevenire e gestire le crisi ed implementare una normativa di regolazione dei mercati più flessibile e diretta ad integrare il reddito dei produttori in presenza di situazioni di crisi di mercato”.

“Il sistema delle Regioni – ha concluso Stefàno – evidenzia criticità in ordine alla posizione assunta dal MiPAAF circa il ruolo positivo che potrebbero avere alcuni interventi di sostegno accoppiati, ai fini di una corretta gestione del mercato. Il riferimento all’attuale esperienza dell’art. 68, seppure migliorato, con la previsione di nuove misure che consentano agli Stati membri di decidere l’erogazione di aiuti accoppiati in via temporanea a favore di settori che attraversano fasi di crisi, appare una suggerimento non del tutto condivisibile” .

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