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Piazze piene urne vuote

Dai commenti televisivi e dagli episodi gravi che si susseguono con le inchieste giudiziarie dei partiti politici, si può affermare che occorre dare una svolta nella gestione della politica. Con queste frasi intendo aprire una riflessione per poter discutere con i cittadini sulla situazione di crisi del nostro Paese e sul discredito della politica che è drammaticamente disastrosa a causa degli scandali di cui si rendono partecipi i tesorieri.

E intanto la seconda recessione è iniziata visto che dagli annunci dei giornali le istanze di fallimento delle imprese si moltiplicano senza che vi siano degli interventi in merito. Vi è in questi giorni una discussione vivace tra Governo e sindacati per la riforma del mercato del lavoro che viene camuffata dal principio di costituire il rilancio produttivo ma che di fatto cela la volontà di discriminare i lavoratori con la riforma del l’art.18. Essa cancella la democrazia sui posti di lavoro, umilia le coscienze e gli ideali di sindacalisti ed operai che negli anni 50 a Portella della Ginestra nella giornata del 1 maggio in un giorno di lotta a difesa per la libertà e la democrazia subirono un agguato da parte di malavitosi.

Abbiamo condiviso l’azione di Governo tecnico all’atto delle dichiarazioni d’intenti per le priorità di avviare le riforme. Non è condivisibile il fatto che le riforme si attuano solo ed esclusivamente per il ceto povero. Sono tanti i temi da affrontare e che sono prioritari per salvare l’Italia dal baratro, ma a pagare le conseguenze sono i cittadini delle regioni e dei comuni. Le riforme sono indispensabili e non basta annunciarle. Per questo è indispensabile che il Governo tecnico faccia quello che deve fare senza transigere e senza guardare in faccia sia a destra che a sinistra e ciò per onorare coloro che hanno combattuto per la libertà e l’indipendenza dell’Italia e che ricordiamo nella giornata della liberazione del 25 aprile.

Il ceto sociale è esasperato per il fatto che a pagare le tasse devono essere i lavoratori e pensionati e nessuno si adopera per dare un messaggio chiaro ed inequivocabile nel rispetto dei principi costituzionali che è giunto il momento di affrontare i temi su cui la Repubblica si fonda e cioè sulla pace, giustizia e lavoro e sui valori della famiglia e non sulla discriminazione sociale.

Si è parlato della soppressione delle province, dei tagli sui costi della politica e non sembra che vada a genio alla politica. Tutti a parole vogliono cambiare la legge elettorale, ma ancora nessuno dei partiti ha presentato o depositato dei testi. La politica dimostra tutta la sua attenzione ed emana provvedimenti d’urgenza solo quando deve chiedere i soldi ai cittadini, mentre rimanda a sine die eventuali tagli alla politica , agli sprechi e cancellare il finanziamento pubblico ai partiti.

È necessario in un momento di crisi congiunturale considerare che i sacrifici devono essere equi e che a farli siano anche i parlamentari i quali per onorabilità morale devono rinunciare senza tentennamenti ai loro benefit e decurtarsi gli stipendi.

Gli scandali nella politica si susseguono a macchia d’olio ed è avvilente che solo oggi ci accorgiamo che i milioni di euro che percepiscono i partiti dai rimborsi elettorali, che sono soldi dei cittadini e dello Stato, non sono soggetti ad alcun organo di controllo. In un momento così drammatico ,la politica deve dare il buon esempio cominciando a rinunciare alle vagonate di soldi pubblici incassati dai rimorsi elettorali. Suona sempre la stessa musica: IL POPOLO HA LE TASCHE VUOTE MENTRE I PARTITI LE CASSE PIENE. Queste sono le forti mortificazioni della gente di Matera, della Basilicata e dell’intera penisola che è all’esasperazione non più contenibile tanto da ricorrere a gesti inconsulti di persone che si danno fuoco.

Occupiamoci una volta per sempre delle condizioni di vita delle famiglie a monoreddito e sulla qualità di vita dei pensionati. Il tema prioritario è la qualità della vita di ogni cittadino ed è l’argomento su cui discutere ed iniziare drasticamente a prendere decisioni nelle varie realtà comunali prima che scoppi una crisi sociale, visto che sono tartassati sempre gli onesti cittadini.

La strada da seguire è quella di attenuare la pressione fiscale, contenere l’emergenza crisi con controlli sui paradisi finanziari al fine di reperire le risorse finanziarie, combattere l’evasione fiscale e andare a verificare gli stipendi dei manager pubblici. Non è assolutamente condivisibile che gli appartenenti delle Forze di Polizia, per le responsabilità degli incarichi e per le caratteristiche fisiche e nel rispetto della loro specificità, siano inseriti dal Governo nel sistema previdenziale previsto per i dipendenti pubblici. Aumentano le disuguaglianze che ci porta ad una povertà generalizzata visto che a giugno arriva la tassa IMU con la speranza che i comuni non la aumentino. Ciò potrebbe incidere ulteriormente sul bilancio di una famiglia che purtroppo è già penalizzata dalle tasse in ambito regionale.

Non considero positivo la volontà dei politici che hanno deposto le armi lasciando le responsabilità al Governo tecnico. Cosa buona farebbero: iniziare a congelare l’ultima tranche di rimborsi elettorali ed evolverli a favore delle imprese ed alle famiglie povere,ed i soldi che hanno in cassa destinarli all’economia del Paese ; questo è un messaggio che devono dare al 44% dei cittadini i quali hanno dichiarato in un sondaggio che per protesta non si recheranno alle urne alle prossime consultazioni politiche.

C’è un’emergenza sociale dove per onestà morale la politica deve confrontarsi sui temi della pace, del lavoro e della giustizia, deve ricreare quelle condizioni di vita sociale, tutelare il bene di tutti, creare progresso per tutti e non solo per i potenti o per la casta. C’è un clima strano tra la gente che non riesce a vivere per le tasse in continuo aumento e trova paradossale la disparità tra una pensione di 5 mila euro l’anno rispetto a chi ne percepisce 300 mila euro l’anno. Si trova assurdo la sproporzionata sfera degli stipendi della casta rispetto a stipendi da fame. È una situazione di disperazione sociale per cui viene spontaneo l’invito della gente a scambiarsi i ruoli con i politici per poter far provare a loro a vivere con una pensione da 400 euro mensili.

Ci avviciniamo al voto amministrativo e poi a quello delle elezioni politiche ed i cittadini vogliono protestare e riempire le piazze per una contestazione democratica ed una partecipazione massiccia per richiamare l’attenzione dei parlamentari che hanno l’obbligo di rimodellare la società civile, di non essere esibizionisti, ma più ragionevoli e rimanere fedeli ai principi di coloro che hanno fatto la storia del risorgimento dell’Unità d’Italia.

Lorenzo Creanza – Consulta pensionati polizia SIAP

 

 

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