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A Pisticci presentazione dell’opera letteraria Tra Mare e Terra

Se l’opera “I Teatri di Napoli” di Benedetto Croce è considerata a giusta ragione l’antesignana
della pubblicistica sul teatro napoletano, che alimentato per molti anni il dibattito critico sulla valenza culturale della materia, la nuova opera di Teresa Megale Tra Mare e Terra, Commedia dell’Arte nella Napoli Spagnola (1575-1656)” a distanza di molti anni dalla indagine crociana e frutto di lunghi e assidui studi e ricerche, colma una lacuna in un settore che risentiva della mancanza di un progetto generale e di
una sistemazione critica e storica dei documenti relativi al patrimonio teatrale di Napoli. L’impostazione dell’opera è stata per questo definita secondo un criterio logico e cronologico volto a individuare i processi operativi scaturiti da precise realtà storiche, politiche e sociali. In premessa l’autrice, originaria di Castelsaraceno e docente di Storia del Teatro all’Università di Firenze, chiarisce che l’immaginario del teatro napoletano dell’arte, con la sua dimensione preminentemente comica, marchiata non di rado damanierato pulcinellismo, dilaga in patria e all’estero tale da essere assimilato alla forma italiana per antonomasia.
Ma Napoli è anche teatro della quotidianità e questo Teresa Megale lo ha ben percepito e lo esalta in questa opera.
Dopo la metà del ‘500, anche a Napoli si costituirono le prime compagnie e n
el XVII secolo sorsero le scuole musicali dei quattro conservatori di S. Maria di Loreto, di Sant’Onofrio a Capuana, della Pietà dei Turchini, dei Poveri di Gesù Cristo, nati come istituzioni benefiche per gli orfani.
Ma si sviluppò anche una moltitudine di maschere e tipi comici tra cui Pascariello e Coviello, poisoppiantato nella fama da Pulcinella o Policenella che rispecchiava l’abbrutimento del popolo, oppresso da secoli di tirannia, di ignoranza e di fame. L’autrice precisa inoltre che molte compagnie, regolarmente
registrate con protocolli notarili, si formano e si sciolgono con disinvoltura in altre regioni. Si formaanche nel 1642 una compagnia mista ispano-napoletana. Negli ultimi anni del ‘500 esisteva, a Napoli, un teatro fisso, la “Stanza della Commedia” di S. Giorgio dei Genovesi dove più tardi sorgerà, in sostituzione
del teatro, una Chiesa. Nel teatro napoletano la donna non occupa ancora lo spazio che merita. Maggiore
evidenza, ma non maggiore successo, conseguirono le attricette di origine spagnola. Solo la nolanaMargarita Candida fa eccezione ma essendo separata fa inserire nel contratto di non recitare nel suo ambiente. La mancanza di donne agevolò così il ricorso al travestitismo ed in una accezione non del tutto
negativa si diffuse il fenomeno del manierismo. Tra innovazioni e manierismo nasceva la nuova letteratura dialettale ad opera di Giulio Cesare Cortese che agli aspetti più pittoreschi improntava le sueopere satiriche.
Il Regno di Napoli seppe così trarre proprio dal teatro le motivazioni per riemergere e
ricostruire il suo futuro proprio nella fase più drammatica della sua storia, dopo la peste del 1656,carestia, crisi monetaria, gli eventi rivoluzionari del 1647. Quelle emergenze diventavano teatro di vita edi riscatto e i
l teatro in breve riprese ancora più vigoroso la sua attività mentre Napoli diventava la
seconda città d’Europa e la topografia dello spettacolo si spostava dalla terra al mare. Intorno al 1652 nelpalazzo reale fi costruito un vero e proprio teatro e altri palcoscenici sorsero nel Largo Castello. Tuttoquesto all’ombra del Vesuvio e delle isole che facevano da suggestiva e unica cornice di un panorama
sublime e affascinante con il mare che diventava sonoro sotto la luce delle fiaccole e della luna. Uno  scenario che accompagnerà ancora per anni la storia della Commedia dell’Arte. “Tra Madre e Terra” è stato presentato in anteprima a Pisticci, presente l’autrice, su iniziativa della Fidapa in collaborazione con il Comune e l’associazione La Rinascente.
                                                                                                   Giuseppe  Coniglio

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