AttualitàBasilicata

Pisticci: Rione Dirupo, una tra le 100 Meraviglie d’Italia

Rione Dirupo, come eri bello una volta. E’ il grido di dolore manifestato con grande rammarico da Michelangelo Morano, docente dell’Unibas nel corso di una sua conferenza a Pisticci. Il popoloso quartiere, croce e delizia della storia civile pisticcese, ed oggi inserito nel Catalogo delle 100 Meraviglie del Mondo della Piccola Grande Italia da salvaguardare, titolo acquisito solo sulla carta, non ha mai trovato il rilievo che merita, nell’attenzione delle pubbliche amministrazioni, spesso abbandonato a sé stesso e al suo destino. Sorto sulle rovine della frana della Notte di S. Apollonia del febbraio 1688, fu costruito con materiale di scarto e di risulta dai suoi abitanti che così manifestarono la volontà di rimanere nel villaggio dove erano nati, rifiutando anche allettanti proposte di trasferimento. Il sorprendente risultato fu la nascita di un nuovo borgo costituito da circa trecento bianche e linde casette antisismiche, allineate a schiera, tipica esemplificazione di architettura spontanea contadina. Con gli anni il rione ha subìto le inevitabili conseguenze del degrado e dell’incuria e l’originaria impostazione è stata contaminata da antiestetiche soprelevazioni che hanno deturpato il paesaggio.

Il suo sviluppo è stato peraltro frenato anche dal decreto di trasferimento parziale per le condizioni di estrema fragilità del suolo. Non a caso, secondo quanto riferiscono le cronache del 1600, molti smottamenti del terremo hanno avuto il loro epicentro proprio nel piazzale “La Salsa”, a ridosso della fitta rete calanchiva. Cosa che peraltro ha condizionato anche la fase finale dei lavori del Museo della Civiltà Contadina di via Ricciotti. Ma c’è ancora tempo per riparare agli errori del passato e fare del Dirupo uno dei punti di riferimento del turismo della fascia jonica. E’ quanto intende realizzare il nuovo sindaco di Pisticci Vito Di Trani, che, tra i punti prioritari del suo ambizioso programma, ha inserito proprio il recupero e la valorizzazione dell’antico borgo, anche attraverso la rimozione del decreto di trasferimento che da circa mezzo secolo ostacola la fase di crescita. La relativa richiesta, dotata del supporto tecnico dell’ing. Antonio Grieco, è stata inoltrata in questi giorni al presidente della Giunta regionale Vito De Filippo, all’Autorità di Bacino ed ai Dipartimenti dell’Ambiente e delle Infrastrutture della Regione Basilicata. Alla base delle motivazioni, l’attaccamento della popolazione al suo rione, la sua tenuta a fronte di altri eventi calamitosi come il terremoto del 1980, le confortanti condizioni di stabilità generale, condizioni tecniche e giuridiche che si frappongono al decreto di trasferimento, consentendo agli abitanti di poter effettuare i necessari interventi di conservazione e manutenzione. Il sindaco Di Trani ha pure aggiunto che il rione Dirupo, sebbene interessato da un decreto di trasferimento, non ha mai rinunciato alle sue condizioni di vivibilità e che la gente, profondamente legata al suo contesto abitativo, non avrebbe mai accettato nuove soluzioni. Ma il ripristino dello stato originario non basta né deve bastare. Occorre istituire servizi igienici, di ristorazione, di tempo libero per attirare il maggior numero di visitatori come è pure importante che le porte delle numerose chiese restino aperte, che sia inaugurato il Museo Contadino e che siano eliminate le condizioni che si frappongono al decoro e alla pulizia. Ma è anche importante ripristinare il nome della storica piazza La Salsa, simbolo del riscatto della popolazione e della sua voglia di rinascere, esigenza sentita da tutta la popolazione, e così denominata sin dal 1600.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *