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Popolare di Bari, Cgil, Cisl, Uil parlano di “taglio lacunoso”

“Il governo lucano si faccia garante dei presidi sul territorio della Banca Popolare di Bari”. È  l’accorato appello lanciato dalle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil Basilicata, First Cisl, Fisac Cgil e Uilca all’indomani del commissariamento dell’Istituto pugliese.
“Nell’assoluto silenzio delle istituzioni e in piena emergenza sanitaria, i timori di un drastico ridimensionamento della presenza dell’Istituto bancario e di un drammatico taglio occupazionale in Basilicata trovano una puntuale conferma nel piano di efficientamento e riorganizzazione presentato dai commissari il 30 aprile scorso ai sindacati. – affermano i sindacati – Un piano che, lungi dall’essere il più volte annunciato e atteso piano Industriale, non è altro che un elenco di tagli lineari di persone e filiali, un progressivo disimpegno dal territorio lucano della realtà più significativa del settore del credito presente in Basilicata. A fronte di un enorme sacrificio occupazionale, infatti, è stato presentato in piano lacunoso, contraddittorio e poco credibile: 900 esuberi su 2.642 dipendenti e 94 filiali da chiudere non possono in alcun caso rappresentare la base di partenza per la costruzione di quella che i vertici della Popolare di Bari dichiara voler essere una “banca del territorio” né tantomeno una banca del Sud. Il 21% delle filiali chiuse in Basilicata, il 23% in Campania, il 40% in Abruzzo, il 53% nelle Marche e l’85% in Calabria, questi alcuni dei numeri del “piano” cui vanno aggiunti quelli che deriveranno dalle annunciate esternalizzazioni e dalla mobilità selvaggia che deriverà dalla chiusura delle direzioni di Potenza e Teramo”.

 

 

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