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Progetto “Comuninmare”, acque lucane di ottima qualità

Le acque costiere lucane sia lungo l’arco ionico che su quello tirrenico rappresentano uno scenario di ottima qualità, con valori dei parametri ben al di sotto dei limiti di norma. E’ quanto emerso dalla relazione finale del primo anno di attività del progetto “Comun-in-mare”, promosso dalla Fondazione Osservatorio Ambientale Regionale della Basilicata (Farbas). I risultati dell’indagine – che lasciano trasparire aspetti di estrema tranquillità circa lo stato delle acque di balneazione – sono stati presentati alla referente per il settore acque di balneazione della direzione generale Prevenzione del Ministero della Salute, Liana Gramaccioni, nel corso di un tavolo tecnico che si è tenuto oggi a Potenza nella sala Bramea del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata. Erano presenti all’incontro, tra gli altri, il presidente della Fondazione, Giovanni Mussuto, il presidente del Comitato scientifico della Fondazione Osservatorio Ambientale Regionale, Michele Greco, insieme al componente dell’organismo, Salvatore Masi, il vicepresidente della Fondazione, Pasquale Scavone, l’assessore regionale all’Ambiente, Francesco Pietrantuono, la dirigente del Dipartimento Ambiente ed Energia della Regione Basilicata, Carmen Santoro, rappresentanti del Dipartimento Salute (Gabriella Cauzillo), il direttore generale dell’Arpab, Edmondo Iannicelli, il generale dei Carabinieri, Alfonso Di Palma ed il maggiore dell’Arma, Antonio Milone.
“Apprezzo molto – ha commentato Liana Gramaccioni, del Ministero – il lavoro svolto in Basilicata, utile per confermare l’eccellente qualità delle acque di balneazione, ma anche per conoscerne le vulnerabilità. Tale metodologia – ha annunciato – sarà sicuramente esportata ed adottata dalla Comunità europea”.
Lo studio è stato realizzato lungo la costa Ionica, che si estende per 40 chilometri da Metaponto a Nova Siri e dove sfociano i fiumi Bradano, Basento, Sinni, Cavone ed Agri, e lungo quella tirrenica, compresa in un tratto di circa 30 chilometri dalla località Acquafredda, confinante con la Campania, fino all’agro di Castrocucco, al confine con la Calabria. Per il monitoraggio stati individuati quattordici punti di studio, tra Bernalda, Pisticci, Scanzano Jonico, Policoro, Rotondella, Nova Siri, di cui tredici sulla costa ionica (le cinque foci naturali dei fiumi e gli otto sbocchi artificiali) ed uno sulla fascia tirrenica in località Fiumicello.
“Potrebbe essere una nuova strada da intraprendere – ha commentato il presidente della Fondazione, Giovanni Mussuto – quella di provare a cogliere le eventuali criticità anche nella risalita dei fiumi, e svolgere un lavoro di concerto, finalizzato tra l’altro ad una educazione all’ambiente per i fruitori delle acque, coinvolgendo naturalmente il Ministero. Anche questo potrebbe essere uno studio unico nel suo genere. Il nostro intento è di arrivare ad ottenere il riconoscimento della Bandiera Blu”.
“Abbiamo dedicato – ha detto il presidente del Comitato scientifico della Fondazione, Michele Greco – particolare attenzione alla qualità delle acque di balneazione delle nostre coste. Di concerto con le istituzione proponemmo questo progetto, che aveva l’ambizione di comunicare la qualità dei corpi idrici costieri, focalizzando l’attenzione sugli sbocchi naturali ed artificiali. Ci siamo interfacciati con l’Arpab e con il Portale delle Acque del Ministero della Salute. I parametri osservati – ha evidenziato – sono ampiamente al di sotto dei limiti di legge: l’acqua di balneazione dei nostri mari può quindi essere considerata di ottima qualità. Il nostro intento, adesso, è quello di risalire i corpi idrici come fiumi o laghi, per ampliare lo specchio della nostra indagine”.
Il generale dei Carabinieri, Alfonso Di Palma, ha ripercorso le attività di monitoraggio svolte dalle forze dell’ordine lungo le coste lucane, finalizzata al rispetto delle normative in vigore e per prevenire fenomeni di inquinamento. Dagli accertamenti espletati durante il periodo estivo sono emerse poche infrazioni alla nuova normativa regionale in materia e limitate questioni di natura strutturale, che sono state rappresentate all’assessorato all’Ambiente per gli interventi di competenza.
“Abbiamo raggiunto – ha detto l’assessore all’Ambiente, Francesco Pietrantuono – un risultato molto importante, rafforzando il quadro conoscitivo con un numero di prelievi consistente, che ci fa compiere un passo in avanti rispetto alla fotografia reale dello stato di balneazione. Tale attività è stata possibile anche grazie al prezioso contributo dell’Arma dei Carabinieri, prima e dopo il nostro intervento a livello normativo. ll progetto continuerà e ci sarà una successiva fase, anche a stretto giro, sugli enti che interferiscono sulla qualità del mare”. L’assessore Pietrantuono ha quindi proposto di organizzare un incontro in un comune rivierasco, in collaborazione con la Fondazione, invitando amministratori ed operatori per una valutazione del stato delle acque, per discutere delle criticità emerse, ma anche per programmare la prossima stagione balneare, con l’obiettivo di arrivare ad un ulteriore avanzamento delle attività per migliorare ulteriormente la qualità dei mari “avendo registrato, con i dati di questo studio – ha precisato – il presupposto qualitativo per arrivare ad ottenere il riconoscimento della Bandiera Blu”.
L’assessore, infine, nel cogliere gli spunti propositivi emersi dalla riunione ha espresso l’intendimento di proseguire “il metodo sinergico fin qui adottato, anche per le questioni della risalita dei fiumi e dei canali e per lo stato delle acque dei bacini interni”.

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