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A San Severino Lucano l’undicesima edizione del Festival Gregorio Strozzi

Tutto pronto a San Severino Lucano per la undicesima edizione del Festival Gregorio Strozzi. Festival che quest’anno mette insieme due comuni, questa sera (11 ottobre) il quartetto artistico si esibirà alle 18,30, a Chiaromonte nella Chiesa di San Giovanni Battista, domani sera gli stessi artisti e cioè SERGIO BALESTRACCI al flauto, LAURA SCIPIONI al violino, EMANUELE MARCANTE alla viola eSTEFANIA CAVEDON al violoncello, al centro parrocchiale di San Severino Lucano alle ore 19,00.
Il programma “DAL BAROCCO AL CLASSICISMO” prevede i seguenti brani
GEORG PHILIPP TELEMANN – Quartetto in sol minore TWV 43 g 4 – 1681-1767 allegro, adagio, allegro
CARL FRIEDRICH ABEL – Quartetto IV in re maggiore- 1723-1787 allegro non troppo, un poco vivace
JOHANN GOTTLIEB JANITSCH – Quartetto in do minore- 1708-1763 adagio, allegretto, allegro assai
DOMENICO CIMAROSA – Quartetto II in fa maggiore – 1749-1801 allegro moderato, andante, allegro
WOLFGANG AMADEUS MOZART – Quartetto in sol maggiore K 285° – 1756-1791 andante, tempo di minuetto
L’idea del Festival dedicato a Gregorio Strozzi nasce nel 2003 con l’intento, di celebrare l’illustre organista e compositore italiano, che nacque a San Severino Lucano intorno al 1615 , morì probabilmente a Napoli, dopo il 1687. La rivalutazione del compositore di San Severino Lucano costituisce il punto di partenza per una riscoperta del patrimonio musicale della Basilicata e di tutta la scuola napoletana.
“Il Festival, afferma il sindaco Francesco Fiore, quest’anno avrà due momenti uno nel nostro comune un altro a Chiaromonte con cui abbiamo voluto condividere questo nostro importante progetto. Siamo convinti che si cresce solo attraverso la coesione e il cammino insieme. Il Festival, conclude il sindaco sta diventando ogni anno più significativo, grazie ai maestri di musica conosciuti a livello internazionale porta nella nostra cittadina un nutrito numero di amanti della musica classica”.
Ma chi era Gregorio Strozzi ?
Organista e compositore italiano, che nacque a San Severino Lucano intorno al 1615.
A Napoli, dove si era trasferito, perfezionò gli studi musicali con G.M. Sabino e prese gli ordini sacri.
Nel 1634 ottenne nella chiesa dell’Annunziata il posto di organista lasciato vacante dal Sabino per la nuova nomina a maestro di cappella, in tale posizione era ancora nel 1643, nonostante una promessa di promozione da organista ordinario a maestro di cappella o a I° organista. Noto pure come didatta di canto, appare designato coi titoli di abate, doctor in utroque jure e protonotario apostolico.
L’opera di maggiore interesse nell’ambito della produzione di Strozzi è “Capricci da sonare cembali et organi”, concepita nella tradizione della cosiddetta scuola “cembalo-organistica” napoletana. Stampata in partitura comprende 3 capricci veri e propri, 3 ricercate, 3 sonate, 4 toccate, 3 gagliardi, 1 madrigale diminuito, 8 correnti, 2 balletti, 1 ballo e 3 serie di var., vale a dire quasi tutti i generi di musica per tastiera del tempo. Accanto alla sua appartenenza alla scuola napoletana, sono presenti in Strozzi altri aspetti diversi: un gusto spiccato per cromatismi, arditezze armoniche e dissonanze che convive con un senso della scrittura dotta e severa; una certa inclinazione per l’originalità che si denota nell’impiego di figurazioni e abbellimenti insoliti ed estrose relazioni armoniche. Si può cogliere un nesso fra quest’opera e quella dei suoi predecessori quali Frescobaldi e Trabaci, individuabile , ad es. nei capricci (concepiti come susseguirsi di var. contrappuntistiche, secondo la forma Frescobaldiana), nelle ricerche che, con più temi trattati contemporaneamente, riportano a Trabaci. All’es. unito di entrambi si possono ricondurre le toccate, mentre le 3 sonate rivelano più spiccatamente l’influenza di Frescobaldi, appartenendo al genere della canzona – variazione con passaggi da una sezione all’altra in stile recitativo e toccatistico. Queste affinità con opere antecedenti giustificano molte perplessità che nascono dalla considerazione della tardiva data di pubblicazione (1687) e rendono inclini a considerare questi lavori composti nella prima metà del secolo e pubblicati con sensibile ritardo. Interessante è, infine, la dicitura “ Passa Y calla” (in spagnolo, “passa e taci”) posta all’inizio della Toccata de Passacagli che conduce l’opera e che può essere presa in considerazione per la dibattuta spiegazione del significato della parola “passacaglia.”

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