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Scuola in Puglia, FLC Cgil: “Anno nuovo, vecchi problemi”

L’inizio dell’anno scolastico rappresenta da sempre l’esito di un percorso complicato perché si tratta di far ripartire una macchina complessa che coinvolge più di un milione di addetti, ma fa specie che ogni anno ci tocchi una situazione che vede nell’eccessivo ricorso al lavoro precario la sua difficoltà principale, aggravata, se possibile, da una gestione complicata e fallace del sistema delle graduatorie e delle supplenze dei docenti.

 

Il precariato scolastico: personale docente

Infatti anche quest’anno le graduatorie provinciali per le supplenze (GPS) sono state pubblicate piene zeppe di errori a causa, tra le altre cose, sia di un sistema informatico con algoritmi non sempre precisi nella programmazione, sia di indicazioni sulla compilazione non sempre chiare. Se a questo aggiungiamo che, per la cronica carenza di organico, gli uffici scolastici provinciali e regionale devono avvalersi della collaborazione di 120 scuole per la valutazione delle domande con una formazione carente, se non inesistente, e un riconoscimento economico irrisorio, erogato con forte ritardo, il quadro si completa con un esito scontato: numerosissimi contenziosi per nomine fatte su graduatorie per lo più falsate a causa di erronee attribuzioni di punteggi relativi ai titoli di studio e al servizio. Ma non basta, perché, se a livello nazionale – soprattutto a nord – si perdono anche per il 2022/23 decine di migliaia delle 94.130 assunzioni a tempo indeterminato, in Puglia, secondo i nostri calcoli, a fronte di un contingente previsto di 5.015 nomine in ruolo, sono più di 500 i posti in ruolo non attribuiti che andranno a supplenze. Ciò anche a causa dell’alto numero di bocciati in prove a quiz di stampo puramente nozionistico e spesso anche errati nell’impostazione che hanno contribuito all’incremento del contenzioso.

 

Precariato ATA e soppressione dell’organico aggiuntivo COVID

Per non parlare poi della mancata conferma della dotazione dell’organico aggiuntivo COVID che, congiunta alla cronica carenza della dotazione del personale ATA, renderà faticose sia le necessarie misure per la sanificazione degli ambienti, sia quelle per l’adempimento di tutte le procedure amministrative legate alla gestione dei contagiati/fragili e per l’utilizzo efficace delle risorse del PNRR. Ricordiamo che nell’ anno scolastico 2021/22, in Puglia, su 55.000 posti di organico aggiuntivo COVID a livello nazionale, sono stati assegnate risorse utili per attivare 4.088 contratti a tempo di lavoro determinato di cui 3.146 di personale ATA e 942 docenti. Ora, senza questo organico aggiuntivo, le scuole non riescono più a portare avanti l’ordinaria amministrazione anche perché l’eccessivo ricorso al lavoro precario per il personale ATA interrompe ogni forma di continuità, a cominciare dalla gestione amministrativa. Non a caso, infatti, ci risulta che i Dirigenti Scolastici hanno opportunamente richiesto un numero di unità di personale di Amministrativi, Tecnici e Ausiliari oltre quello previsto di diritto (i cosiddetti “posti in deroga”) complessivamente superiore a quello degli scorsi anni. Tali posti, pur essendo indispensabili, sono però occupati da personale precario nominato ad hoc sulla base delle relative graduatorie e attivati prioritariamente per esigenze connesse alla presenza di alunni con disabilità, garantire la sicurezza e la vigilanza in tutti i plessi, i locali e i laboratori della scuola. In Puglia, pertanto, complessivamente i posti in deroga ATA saranno 740, di cui 254 assistenti amministrativi, 13 assistenti tecnici, 469 collaboratori scolastici, 1 infermiere e 3 collaboratori addetti aziende agrarie, posti che già le scuole denunciano come insufficiente e su cui USR è chiamato a pronunciarsi nelle prossime ore.

 

Il blocco delle assunzioni dei dirigenti scolastici in Puglia.

Quest’anno, poi, la situazione è stata aggravata anche da un intervento a gamba tesa del MEF che ha autorizzato solo 317 assunzioni a fronte delle 545 inizialmente previste, determinando in 5 regioni meridionali – Puglia, Abruzzo, Campania, Calabria e Sicilia – la gravissima conseguenza dell’assenza di posti . E così in Puglia 58 sedi scolastiche, anche tra quelle normodimensionate, sono destinate a reggenza: in provincia di BARI sono 17, 14 a Brindisi, 14 a Foggia, 3 a Lecce e 10 a Taranto.

 

L’anno del PNRR

E tutto questo si verifica, paradossalmente, proprio nell’anno in cui le scuole devono dare attuazione a diverse misure del PNRR, a cominciare dal Piano Scuola 4.0 finalizzato a due obiettivi: la trasformazione e il cablaggio di 100.000 aule di tutti i gradi di scuola in ambienti innovativi di apprendimento, con un importo di 1,296 miliardi di euro, e realizzazione di laboratori per le professioni digitali del futuro nelle scuole secondarie di secondo grado, con un importo di 424,8 milioni di euro. Alla Puglia sono destinati, rispettivamente, 97,226 milioni di euro e 33, 055 milioni di euro per un importo complessivo pari a 130,281 milioni di euro. O ancora si pensi alle risorse del PNRR finalizzate alla riduzione della dispersione scolastica che in Puglia coinvolge 212 scuole (34% del totale) per un ammontare di € 43.131.439,89 su un importo nazionale di 500 milioni di euro, prima tranche di importo pari a 1,5 miliardi euro.

 

Il tempo scuola nella primaria: il vulnus della scuola pugliese

Un’ultima osservazione vorremmo dedicarla a una questione dirimente che riguarda il ricorso al tempo pieno nella scuola primaria. Il PNRR stanzia 960 milioni di euro per estendere il tempo pieno e favorire l’apertura delle sedi scolastiche al territorio anche oltre l’orario delle attività didattiche. Poiché dati ufficiali sul sito web del Ministero ci informano che, anche per il prossimo anno scolastico, l’autorizzazione del tempo pieno nella scuola primaria in Puglia è limitato al solo 25,6% delle classi – peggio della Puglia, complessivamente, fa solo la Sicilia- a fronte di una media nazionale del 47,2% contro il 61,4% dell’Emilia Romagna, il 62,4% della Toscana e il 64,9% del Lazio allora riteniamo che la Puglia debba essere in prima linea nell’attingere a queste risorse per l’ampliamento del tempo scuola e avvalersi di modelli organizzativi e didattici adeguati ai bisogni formativi e alle pari opportunità di educazione e istruzione delle alunne e degli alunni su tutto il territorio nazionale. Per inciso, osserviamo che il semplice innalzamento della percentuale pugliese a livello della media nazionale comporterebbe un incremento di 300-350 posti nella sola scuola primaria. Ma, poiché in campagna elettorale sui temi del Mezzogiorno abbiamo letto e ascoltato veramente poco, c’è un altro motivo che ci preoccupa non poco: nel programma di alcune forze politiche è tornato in auge il tema dell’Autonomia differenziata, quella che il prof. Gianfranco Viesti ha definito “la secessione di ricchi” che, nella migliore delle ipotesi, spingerebbe a cristallizzare le differenze preesistenti in base alla logica della spesa storica e dei fabbisogni standard nei trasferimenti pubblici, condannando la scuola primaria pugliese al ruolo di fanalino di coda nella erogazione del tempo scuola. Ovviamente la FLC CGIL Puglia, sarà in prima linea per fermare ogni deriva regionalistica e di autonomia differenziata.

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