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Sogno di una notte a quel paese… a Colobraro

Venerdì 2 agosto andate a … “Quel Paese”. Colobraro è pronta a regalarvi un nuovo sogno con la IX edizione del meraviglioso viaggio  tra “Magico e Fantastico”. Fanno la loro apparizione nel “Sogno”  Concetta Capretto e Rocco Tortiera, due novelli Romeo e Giulietta in salsa lucana. L’amore contrastato tra i due giovani avrà risvolti comici dagli esiti esilaranti e inaspettati.  I briganti Ninco e Nanco, questa volta, sono al servizio dei padroni prontamente riciclati  al servizio dei nuovi potenti dell’Italia post unitaria, riproponendo in chiave umoristica il conflitto tra coppole e cappelli. E ancora, per rendere omaggio a Matera capitale europea della Cultura 2019, si attinge a piene mani al mito di Europa e al potente valore simbolico di sguardo rivolto a ovest, direzione di libertà e futuro secondo gli antichi fondatori di città, in cui la falce della luna è un ponte ideale tra sud e nord.

Storia e narrazione fantastica, come sempre, si intrecciano con tocco leggero e coinvolgente. Fino al 30 agosto, tutti i martedì e venerdì, uno spettacolo ogni ora, dalle ore 18 alle ore 22, accompagnerà i visitatori alla scoperta di un luogo ricco di storia e magia.

L’evento, come consuetudine rinnovato rispetto alle precedenti edizioni, offre quattro percorsi: tutte tappe di un unico fantastico viaggio.
Si parte dal Percorso introduttivo con l’accoglienza presso il Palazzo delle Esposizioni/Infopoint. Prima, di varcare la soglia di accesso a “quel paese” è bene munirsi dell’ “abitino”,  un potente anti-malocchio confezionato con tre chicchi di sale contro la scaramanzia, tre di grano simbolo di fertilità, tre aghi di rosmarino per combattere gli spiriti maligni e favorire amore e bellezza, fiori di lavanda simbolo di virtù e serenità. (Il contributo è libero).
Tappa successiva il Percorso Museale nel Palazzo delle Esposizioni, dove è possibile visitare la mostra “Con gli occhi della Memoria”, una galleria di affascinanti scatti in bianco e nero dei fotografi che accompagnarono le spedizioni di studio demartiniane, la mostra su “La civiltà contadina” e “La casa contadina” e la mostra di pittura “Il cacciatore di fiabe” a cura di Elena Viggiano.

A questo punto si è pronti per immergersi nel “Sogno di una notte a quel paese”, il percorso teatrale itinerante scritto e diretto da Giuseppe Ranoia. A popolare la scena uno stuolo figuranti: tutti attori non professionisti del posto, fatta eccezione per Emanuele Asprella e Vincenzo Forcillo. In maniera leggera si attinge a piene mani dagli scritti di Ernesto De Martino e  Étienne de La Boétie. Vicoli e piazzette del Borgo si animano di suggestive presenze, per raccontarvi storie di masciare, fattucchiere, affascini, monachicchi, ovviamente con la benedizione del nume tutelare San Carpanazzo.

E se dopo aver ascoltato tante storie di malocchio, fattucchiere e folletti non si è ancora “sazi”, il sogno continua a tavola. Il percorso, infatti, si conclude con una sagra a base di piatti tipici, accompagnati da musiche, danze e balli della tradizione popolare lucana. “L’evento demoetnoantropologico sul “Magico & Fantastico”-  racconta il sindaco di Colobraro Andrea Bernardo – nasce  dall’idea di sfatare la nomea ingiustamente affibbiata a Colobraro, da credenze popolari, di paese della jella, foriero di sventure al solo pronunciarne il nome tanto da diventare scaramanticamente per tutti “Quel Paese”. I numeri, finora, chi hanno dato ragione facendo di  Colobraro l’attrattore lucano con più visitatori. La sfida- conclude Bernardo-  adesso, è confermare e, se possibile, superare le presenze di turisti nel nostro borgo”.

NOTE di REGIA di Giuseppe Ranoia

«E’ davvero sorprendente, e tuttavia così comune che c’è più da dispiacersi che da stupirsi nel vedere milioni e milioni di uomini servire miserevolmente, col collo sotto il giogo, non costretti da una forza più grande, ma perché sembra siano ammaliati e affascinati dal nome solo di uno, di cui non dovrebbero temere la potenza, visto che è solo, né amare le qualità, visto che nei loro confronti è inumano e selvaggio. […] Ma, buon Dio! che storia è questa?» (Étienne de La Boétie 1530 – 1563)

Si, è sorprendente come già nel XVI secolo ci fossero i prolegomeni di un’analisi che poi, secoli dopo, avrebbero condotto alla rivoluzione francese. Un monito contro l’abbrutimento della società che rifiuta la sua funzione primaria di pensare.

Cosa possa c’entrare tutto questo con la IX edizione del Sogno di una notte a… Quel Paese (2019) non è un mistero ma una necessaria riflessione da condividere partendo proprio dall’angheria perpetrata da circa un secolo e alimentata quasi scientificamente dalla spedizione degli anni ’50 del secolo ventesimo del noto etno-antropologo Ernesto De Martino.

La discriminazione, come la calunnia, è apparentemente innocua ma si insinua leggermente, dolcemente, incomincia a sussurrar per poi piano piano, terra terra, sottovoce, sibilando ronzare nelle orecchie della gente e le teste e i cervelli fa stordire e fa gonfiar. Essa è nutrita da quell’appagamento del singolo a sentirsi protetto dall’appartenere a un gruppo elettosi contrario a un diverso, un nemico. Non importa se esistente o meno: la discriminazione è il riferimento che dà certezza della propria esistenza, proprio come assolvendo allo stesso ruolo sociale e antropologico che la magia dei riti assumeva per i nostri avi.

Il teatro non fornisce soluzioni, non pretende di indicare ciò che è giusto differenziandolo da un antitetico sbagliato, ma si propone di fornire degli strumenti per mettere in crisi le certezze (o presunte tali!) e cercare la via.

Qualcuno riconoscerebbe una funzione maieutica. Io stesso credo nell’uomo! E questo atto di fede mi spinge a non accettare molti dei luoghi comuni alla base delle discriminazioni per poter andare oltre e inseguire quelle visioni proprie degli spiriti eletti del pensiero umano. La Boétie come altri hanno anticipato i tempi e per questo possiamo considerarli alienati dal loro contesto storico, proprio come gli alienati del nostro Rocco Scotellaro.

Occorrerebbe svincolarsi dallo stato di schiavitù alimentato dallo stesso schiavo più che dal “tiranno”, schiavo che finisce per superobbedire.

E così Colobraro col suo Sogno ci indica la direzione verso cui guardare, mettendo in crisi le nostre convinzioni, spesso fondate sulle comodità di una vita più simile a un fiume in piena, nel quale altri, per noi, scelgono la rotta per una convenienza che necessita del nostro consenso e del nostro lavoro di schiavi volontari.

Colobraro, nell’anno di Matera – Basilicata Capitale Europea della Cultura, senza pretese, ma col sorriso, lievemente, riprende solo un mito, il mito di Europa comprendendo i benefici di guardare verso ovest (direzione di libertà), futuro secondo gli antichi fondatori di città, e vede nella falce della luna un ponte, un grandissimo ponte tra sud e nord.

Noi sogniamo: insieme si può!

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