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Soroptimist Club di Grottaglie, “Affrontare il tumore al seno: dalla prevenzione alla cura”

“Affrontare il tumore al seno: dalla prevenzione alla cura” è il titolo del convegno tutto al femminile organizzato dal Soroptimist Club di Grottaglie, da un’idea della professoressa Marisa Patruno, con il patrocinio del Comune di Grottaglie e della parrocchia San Francesco di Paola, tenutosi lo scorso 5 maggio.

Ad aprire i lavori, il presidente del club grottagliese, Anna Maria Lenti la quale, nel ricorda il grande valore della prevenzione, oggi facilitata dai grossi passi in avanti della diagnostica, della medicina e delle terapie, ha evidenziato il ruolo sociale della donna.

“Secondo l’ultima indagine dell’Ispo (Istituto per gli studi sulla pubblica opinione), commissionata dall’Osservatorio Salute di Astrazeneca – ha detto la professoressa Lenti – tra i vari ruoli che la donna assume quotidianamente, c’è anche quello di prendersi cura della salute di chi le sta vicino”.

Di rapporto solidale fra donne ha parlato, invece, l’assessore Annicchiarico, che ringraziando le Soroptimist per il lavoro svolto nell’ambito sociale, ha sottolineato quanto l’impegno del club di Grottaglie sia importante per il sostegno delle donne del territorio.

L’incontro è stato moderato dalla dottoressa Anna Miccoli, medico di medicina generale dell’Asl/Ta1 e si è svolto in tre fasi. La dottoressa Olga Elisabetta Cursio – oncologa e dirigente medico all’ospedale “U. Parini” di Aosta- ha parlato di “prevenzione primaria”. Sulla “prevenzione secondaria” si è basato l’intervento della dottoressa Monica Raguso – radiologa e dirigente medico all’ospedale “SS Annunziata” di Taranto. Il convegno si è concluso con “cenni di terapia”, esposti dalla dottressa Anna Maria Quaranta – oncologa e dirigente medico all’ospedale “A. Perrino” di Brindisi.

“Il tumore al seno – ha spiegato la dottoressa Cursio nella sua dettagliata relazione- è la prima causa di morte delle donne in ambito di malattie neopalstiche. Ma quella al seno non è solo una malattia tumorale, perché colpisce le donne in quello che rappresenta il simbolo della maternità. Non si conosce ancora ciò che accade nel nostro corpo. Ciò che sappiamo è che si tratta di una patologia multifunzionale: età, fattori riproduttivi, familiari, ereditari, dietetici, ormonali e ambientali. Grazie alla prevenzione il fattore di rischio viene notevolmente abbassato da un corretto stile di vita. Ma la prevenzione passa anche da una regolare attività diagnostica”.

“La prevenzione secondaria,infatti – ha detto la dottoressa Raguso – attraverso la diagnosi precoce e l’individuazione di tumori anche asintomatici, ha fortemente contribuito ad aumentare la percentuale di guarigione. Dall’età di 40 anni gli accertamenti suggeriti sono: autopalpazione e controlli ecografici periodici, a cui si aggiunge anche la prima mammografia già dai 35 anni in pazienti con familiarità e altri fattori di rischio. Dai 40 ai 49 anni si suggerisce di eseguire la mammografia ogni 12/18 mesi, integrata da esame clinico e ecografico, specie in presenza di fattori di rischio, in primis familiarità e densità mammografica. Oltre i 50 anni lo screening va programmato ogni due anni. Gli esami diagnostici sono sempre più precisi e sempre meno invasivi, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie, come la tomosintesi mammaria (mammografia in 3d), la risonanza magnetica con Gadolinio e il prelievo con ago in anestesia locale. Rilevanza fondamentale ha l’accuratezza diagnostica da parte degli operatori. Un corretto screening riduce del 30% i casi di mortalità”.

“Negli ultimi 20 anni – ha detto la dottoressa Quaranta – e soprattutto nello scorso anno (nel 2017, ndr), abbiamo assistito ad un incremento di diagnosi di tumore mammario. Fortunatamente a questo aumento diagnostico non corrisponde un incremento della mortalità. Al contrario, costantemente, abbiamo assistito ad un calo di mortalità e non solo. Già dagli anni ’80, infatti, grazie a dottor Veronesi, sono diminuite drasticamente anche le mastectomie, sostituite da interventi che non mutilano le donne, ma estirpano il tumore localmente. Negli ultimi anni la chirurgia è divenuta sempre più conservativa e meno invasiva. Fondamentale è anche la terapia di supporto, che oltre a consentire l’allungamento della vita, può facilmente essere personalizzata. Ogni tumore della mammella, infatti, ha una storia a sé, potendo subire modifiche anche nella stessa paziente”.

Qualunque sia il tipo di tumore, l’obiettivo dell’oncologo è quello di creare le condizioni affinché la paziente possa essere operata per eliminare il problema alla radice. Nei casi più complicati, in presenza di un paziente metastatica, le cure vengono indirizzate, comunque, ad alleviare i sintomi e a garantire una qualità di vita, cercando di stabilizzare la malattia e quando possibile ridurla e tenerla sotto controllo.

Alla fine del convegno le dottoresse si sono rese disponibili a rispondere alle domande poste da molte donne interessate all’argomento.

“Alle tre giovani dottoresse – ha concluso la dottoressa Miccoli – dico: anche se svolgete un lavoro difficilissimo, non abituatevi mai al dolore, ma trasformate la paura in coraggio, accompagnando sempre la vostra professione con atteggiamenti deontologicamente corretti e accoglienti verso le pazienti”.

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