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Studi su Covid, De Bonis: “Violata privacy dati genetici dei cittadini. Appello ai colleghi della camera”

“Il mio emendamento per introdurre il consenso informato ed esplicito al trattamento dei dati genetici negli studi epidemiologici è stato respinto con una decisione francamente incomprensibile, e per un pugno di voti visto che ben 120 senatori avevano votato a favore. Viene da dubitare fortemente di quanto afferma la maggioranza, e cioè che questi studi servano a debellare quanto prima il virus. Sembra piuttosto l’alibi scientifico per giustificare attività di lobby che poco o nulla hanno a che fare con la ricerca sul COVID. In ogni caso, non ci fermeremo qui. Innanzitutto, rivolgo un accorato appello ai colleghi della Camera affinché rivalutino questa decisione. In subordine mi rivolgerò direttamente al presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché non promulghi una legge che, con questa conformazione e senza eventuali modifiche alla Camera, rischia di minacciare seriamente i diritti e la privacy dei cittadini italiani”.

Lo ha detto il senatore Saverio De Bonis, commentando la conversione in legge al Senato del DL 30/2020 (Misure urgenti in materia di studi epidemiologici e statistiche sul SARS-COV-2). Nell’ambito dei lavori dell’Aula è stato respinto l’emendamento, presentato del senatore De Bonis, per introdurre un consenso informato ed esplicitamente espresso al trattamento dei dati genetici nell’ambito delle ricerche previste dalla legge. 

“I dati genetici – ha aggiunto il senatore – non devono essere dati in pasto alla tecnocrazia e al suo braccio armato tecnologico. Ancora non si capisce che cosa c’entri la mappatura genetica con gli studi epidemiologici per il COVID-19. A quale scopo questa raccolta di dati? Chi garantirà la sicurezza e la riservatezza di queste informazioni sensibili dei cittadini? La mia proposta era il modo più ragionevole per mettere quantomeno dei paletti e garantire i diritti della popolazione, soprattutto dei minori, per i quali avevo avanzato l’ipotesi di un consenso informato di entrambi i genitori. Evidentemente in questa nuova realtà va bene tutto e non si sente più l’esigenza di difendere la privacy. Ma non ho nessuna intenzione di gettare la spugna. Spero vivamente che la Camera ascolti il mio appello: invito i miei colleghi a prendere pienamente coscienza delle implicazioni di questo provvedimento. Ma in ogni caso interpellerò l’Autorità garante della privacy, il Presidente Mattarella ed anche la Corte europea dei diritti dell’uomo. Sono battaglie di civiltà su cui non si può derogare”.

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