CronacaPuglia

Tornano gli striscioni all’Ospedale di Tinchi

L’Ospedale di Tinchi non si tocca. Era lo slogan della battaglia di dieci anni fa. C’è una foto di quei momenti che dovrebbe risvegliare l’orgoglio dei pisticcesi, dei bernaldesi, dei montalbanesi, di tutti i cittadini del metapontino e materano la cui sanità va in pezzi e viene regalata ai privati. Oggi a Tinchi salvare il laboratorio di analisi significa salvare la possibilità di riempire l’ospedale di contenuti, di ambulatori, servizi, posti letto sui quali c’era l’impegno del governo regionale.
Hanno speso miliardi di lire per adeguare impianti di gas medicali, attrezzature anche nel terzo piano poi abbattuto. E poi ancora milioni di euro per adeguarlo alle norme antisismiche e lasciare i locali ristrutturati e ammodernati dolorosamente vuoti. Hanno speso addirittura mezzo milione di euro per comprare la struttura attigua all’ospedale al fine di ampliare i locali. Ai politici regionali e ai loro servi locali non importa nulla della salute dei loro cittadini. Eseguono gli ordini, ignorano le richieste di chiarimenti e favoriscono i privati sottoscrivendo convenzioni che, di fatto, tolgono al servizio pubblico per garantire lauti guadagni al privato.
I politici locali non hanno capito che il covid si combatte con la sanita’ pubblica efficiente, non certo con la sanita’ privata il cui obbiettivo e’ solo quello di fare cassa. Occorre uno scatto di orgoglio delle popolazioni del metapontino che nel passato hanno dato prova di combattività dall’occupazione delle terre alla lotta contro il deposito delle scorie nucleari. Uno scatto di orgoglio per tornare a lottare per riprenderci il futuro contro la privatizzazione della sanità e lo smantellamento continuo del Servizio Sanitario Nazionale. L’ambulatorio di Tinchi non si tocca.
Comitato Difesa Ospedale di Tinchi
 

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