Trent’anni fa la nave Vlora approdò a Bari dall’Albania
Trent’anni fa, con lo sbarco della nave Vlora a Bari, l’Italia iniziava a fare conti con un fenomeno, quello dell’immigrazione, che si sarebbe sempre di più ingigantito con il nostro Paese meta di centinaia di migliaia di arrivi. Lo sbarco a Bari di circa 20mila cittadini albanesi ha dimostrato pure i cambiamenti epocali sul fronte geopolitico – tanti ne seguiranno dopo il 1991 con la macerie del muro di Berlino ancora a terra – e la vicinanza, sotto diversi punti di vista, tra noi e l’Albania. Nel 1991 Bari fece i conti con una ondata migratoria senza precedenti. L’Italia rappresentò l’approdo naturale, considerate le poche miglia nautiche che ci separano dal Paese delle Aquile, per migliaia di persone che sognavano condizioni di vita migliori. Per gli albanesi l’Italia era la loro America, ma anche il luogo in cui circa cinquecento anni prima i loro antenati diedero, qui nel Sud, origine ai primi fenomeni di integrazione e confronto con la fondazione di comunità arbereshe. Nel nome del loro eroe nazionale, Giorgio Castriota Scanderbeg, che si oppose alla conquista dei turchi. Come non ricordare a questo proposito i borghi arbereshe della Basilicata (Barile, Ginestra, Maschio, San Paolo Albanese e San Costantino Albanese). Qui tanti albanesi sbarcati dalla Vlora nel 1991 trovarono ospitalità. Si sono integrati e sono diventati parte di del tessuto sociale e produttivo di quelle comunità. Bari e il Sud hanno dimostrato trent’anni fa che fenomeni impegnativi come l’immigrazione si possono risolvere con la comprensione, che non va intesa con una apparente – o peggio pelosa – solidarietà e con interventi mirati per tutti, nella legalità. Per chi accoglie e per chi viene accolto. Con concretezza, senza i latrati razzisti di chi, purtroppo, anche qui nel Sud baciato dal sole, sta facendo proseliti.
Gianni Leggieri
Consigliere regionale del MoVimento Cinque Stelle