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Tricarico, presentato il libro su Monsignor Vairo

 

Lo scorso sabato 28 aprile, nell’auditorium “Monsignor Angelo Mazzarone” della Cattedrale di Tricarico, si è parlato della figura di monsignor Giuseppe Vairo, che è stato per un anno Vescovo della Diocesi di Tricarico, a cavallo tra il 1976 e il 1977, attraverso la presentazione del libro del giornalista Edmondo Soave “Mons. Giuseppe Vairo. Il sequestrato do Dio”, organizzata dalla Diocesi di Tricarico, dalla redazione del periodico diocesano “Fermenti”, dal Centro culturale “Giovanni Paolo II” e dalla sede lucana dell’Ucsi, Unione cattolica Stampa italiana. L’incontro è stato introdotto dal giornalista Vito Sacco, vice presidente dell’Ucsi Basilicata e componente della redazione di “Fermenti”, il quale ha spiegato che l’iniziativa è stata sollecitata dal Vescovo, monsignor Vincenzo Orofino, non soltanto perché monsignor Vairo è stato Vescovo della Diocesi di Tricarico ma anche perché è stato un vescovo che si è molto speso per il popolo di Basilicata ed è stato un esempio di virtù cristiane non solo per il clero e gli altri vescovi ma anche per i giovani e gli adulti che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Ha poi definito il libro di Soave avvincente, perché attira fortemente l’interesse del lettore e accattivante, perché lo conquista e ha spiegato che nel libro, oltre a notizie ufficiali già note su monsignor Vairo, si parla della sua famiglia, dei suoi amici, dell’attività a Paola (il suo paese natale), del rapporto col suo vescovo a Cosenza e, soprattutto, della sua formazione spirituale e culturale. Parlando del libro di Soave, la presidente dell’Ucsi Basilicata, Maria De Carlo, si è soffermata sui quattro elementi colti nel libro di Soave: un documento storico-culturale, una pagina di storia del Mezzogiorno che s’intreccia con vicende di respiro nazionale e non, da cui emerge il Vescovo Vairo, il teologo, l’intellettuale, il padre conciliare, il Vescovo itinerante e pellegrino, il Vescovo del popolo, “il sequestrato di Dio”; il racconto brillante, la narrazione di una vita, di una storia che abbraccia altre vite e altre storie, in cui si può cogliere anche il Vairo vescovo-uomo o uomo-vescovo; l’invito alla riflessione, poiché Edmondo Soave provoca il lettore a tirare fuori il suo commento, confermandosi il giornalista-provocatore; infine, l’insegnamento che viene fuori oggi dall’insegnamento di monsignor Vairo e le provocazioni ancora scomode: il monito “Rifletti – Ricerca – Ragiona – Motiva”, lo stile “povero”, il leggere nei fatti di cronaca il segno della volontà di Dio, alla quale aveva scelto di affidarsi totalmente, il “vigile sospetto” di monsignor Vairo: “La religione deve ispirare la politica, non sostituirsi ad essa”, la politica e il politico: “L’uomo come fine e mai come mezzo”. All’incontro è intervenuto anche don Michele Pandolfi, parroco di Sant’Antonio, a Tricarico e che fu economo durante l’anno di episcopato di monsignor Vairo a Tricarico, ha parlato di quel difficile periodo di tensioni, dovute alla volontà di risistemazione delle diocesi lucane, con l’accorpamento di Tricarico ad Acerenza e del suo rapporto personale col Vescovo. Poi ha parlato l’autore del libro, il quale ha spiegato che il titolo che voleva dare al suo libro era “Il futuro ci travolge” ma che l’editore ha scelto un altro titolo, perché Vairo si riteneva veramente “il sequestrato di Dio” e successivamente si è soffermato sulle numerose contestazioni ricevute da monsignor Vairo nelle Diocesi di cui è stato vescovo, trovando il coraggio di scrivere anche una lettera pastorale su questo, intitolata “Una sofferta esperienza di chiesa”. A conclusione, monsignor Vincenzo Orofino ha ricordato che il centro unificante del pensiero di monsignor Vairo è la Chiesa ma non come organizzazione, bensì come mistero di Cristo presente qui e ora.

 

 

 

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