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Sanità, Puglia e Basilicata rimandate nell’applicazione dei LEA

Il Ministero della salute ha valutato l’applicazione dei Livelli Essenziali di Assistenza delle Regioni, in ottemperanza all’intesa Stato-Regioni. Sono state emanate le “pagelle” che hanno anche un valore economico in vista delle future erogazioni di stanziamenti. Per giungere a questo risultato, sono stati analizzati 21 indicatori nei campi della prevenzione, dei distretti, ospedali ed emergenza, ciascuno con un punteggio che concorre alla valutazione finale. Le regioni sono state suddivise quindi in tre categorie: promosse oltre i 160 punti, da rivedere oltre i 130, decisamente in condizioni critiche sotto i 130.

Il Sud, come anche il Lazio, esce malconcio vedendo tutte le proprie regioni relegate in terza fascia ad eccezione proprio della Basilicata e della vicina Puglia che, in compagnia della Sardegna, si sono collocate nella fascia di mezzo. Promosse all’opposto tutte le restanti regioni del centro-nord. Ma cosa ha impedito a Basilicata e Puglia di entrare nel gruppo delle virtuose? Essenzialmente un parametro: quello dell’alto numero di parti cesarei, risultati oltre il 46% in Basilicata, oltre il 47% in Puglia. Per le nostre regioni il Ministero ha richiesto un abbassamento di almeno 2 punti percentuale nell’anno. Se per un verso siamo molto più avanti rispetto alla vicina Campania dove tale tasso raggiunge addirittura il 62%, per l’altro siamo molto lontani dalla prima della classe, la Toscana, dove solo il 26% delle puerpere da alla luce un figlio con taglio cesareo. Se si pensa che l’OMS indica nel 15% la soglia della necessità per questo intervento, si comprende quanto ancora possiamo migliorare.

dott. Luciano Di Palma

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