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Basilicata e Puglia bocciate dalla LEA

Dopo la” rimandatura” di Basilicata e Puglia nell’applicazione dei LEA da parte del Ministero per l’alto numero di cesarei nelle 2 regioni, ci si domanda quali possono essere le cause, se sia possibile una diminuzione e con quali soluzioni rimediare.

È noto che si fa ricorso a questo intervento per prevenire complicazioni al nascituro e alla puerpera; ma se l’Organizzazione Mondiale della Sanità indica che la soglia ideale si dovrebbe porre nel 15% dei parti, perché tutte le regioni italiane sono al di sopra di questi valori, passando dal 26% della virtuosa Toscana al 62% della peggiore, cioè la Campania?

Il dott. Anastasio, primario del reparto Ostetrico dell’Ospedale di Matera, ricorda alcuni importante fattori. Intanto le partorienti italiane presentano un’età media particolarmente elevata, tra le più alte del mondo, e la necessità di ricorrere al cesareo è direttamente proporzionale all’età per l’incremento dei fattori di rischio. Fondamentale rimane l’organizzazione del reparto collegata ad una efficiente ed efficace neonatologia. I numeri ci dicono che bisogna obiettivamente riconoscere un legame inverso tra dimensioni della struttura e ricorso al taglio cesareo: quanto più piccola è la struttura e meno bambini vengono alla luce, tanto maggiore è la percentuale di tagli cesarei. I motivi di questo vanno sicuramente ricercati nella minore assistenza neonatale che le piccole strutture offrono e nella minore esperienza che gli ostetrici di questi piccoli ospedali hanno per la ridotta casistica. Se il sistema registra un numero di parti alto, e per questo è più collaudato, il ricorso al cesareo si abbassa in modo significativo. A conferma di ciò valgano questi numeri: nel reparto di Matera nel 2010 ci sono state circa 1200 nascite con solo 34% di cesarei (25% se si prendono in considerazione solo le primipare). Se a Potenza abbiamo avuto il 40% di cesarei, impietoso diviene il confronto con i piccoli punti nascita: 45% Villa d’Agri, 53% Lagonegro, 56% Melfi, 62% Policoro. Va da sé che il raggiungimento dell’obiettivo che il ministero ci chiede e la Regione si è imposto, passa attraverso l’accorpamento dei reparti per raggiungere quella massa critica individuata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in 1000 parti l’anno, quale soglia per garantire sicurezza in sala parto alla donna e al neonato.

dott. Luciano Di Palma

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