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Il cantautore Luciano Nardozza lancia “Rana Bollita”: tra rap e metal uno stimolo alla riflessione

Ci sono volte in cui usare il rap diventa la scelta più naturale, anche per chi rapper non è affatto. Del resto, “non si può girare una vite con una chiave a brugola, ci vuole un cacciavite. Occorre scegliere l’utensile giusto”.! É così che Luciano Nardozza
– cantautore e musicista indipendente e apartitico, dal 2017 attivo come solista tra pop e rock – ha fatto ricorso al rap amalgamato a una buona dose di metal per dare vita a Rana Bollita, brano che condivide oggi sulle principali piattaforme digitali, fuori da ogni previsione artistica, album, schema commerciale!
Un brano sull’utilizzo delle parole, “che soprattutto oggi ha assunto la valenza di vera e propria arma di ‘distrazione di massa’’ –
spiega Luciano.- Basti pensare al termine ‘complottista’ , messo in giro nel ’64 proprio quando la versione ufficiale della commissione Warren sul caso Kennedy veniva messa in dubbio da taluni sulla base di evidenti falle e incongruenze. La parola divenne quindi il mezzo tramite cui i poteri forti potevano far sì che la massa percepisse ogni dubbio sulla verità ufficiale come assurdo e totalmente infondato, ridicolo”!
Un brano sulla legittimità (qualora ce ne fosse ancora bisogno) del farsi domande, anche scomode, senza dover essere per forza ‘etichettati’, e il cui Il riff di base è nato in pochi minuti assieme a tutto il resto: “Nuovamente, oggi, la parola all’ordine del giorno è ‘negazionista’, utilizzata per la prima volta contro coloro che negavano un qualcosa di orrendo e purtroppo reale come l’olocausto, ma allargata in questo momento storico – non si sa perché – a coloro che in modo pacifico mettono in discussione anche solo la gestione sanitaria e politica della ‘pandemia’. Di nuovo, sapienti armi di distrazione di massa

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