BasilicataCultura

Una riflessione su Pitagora e la Magna Grecia

Dalla proposta di legge presentata in Parlamento per l’istituzione di un Parco, al grande spettacolo dei Greci in Occidente, da una recente mostra dedicata a Pitagora ad altre idee progettuali parallelamente ispirate dal magistero dell’antico filosofo e da un territorio in cui natura e cultura si coniugano per esaltarne la solare bellezza, si ritorna dopo il 5 settembre (termine ultimo di presentazione dei progetti al Mibact) a parlare di Magna Grecia e il dibattito, come archeologa e consulente per lo studio e la valorizzazione del patrimonio culturale della Basilicata da circa un trentennio, mi vede pienamente coinvolta.
Con riferimento al progetto “Magna Grecia” presentato il 5 settembre al Mibact dal Comune di Bernalda capofila, con Matera, i Comuni del Metapontino e dell’area del Sinni, leggo in una nota pubblicata ieri che si tratta della prima concreta iniziativa finalizzata all’istituzione del Parco della Magna Grecia e che essenzialmente il progetto intende “contribuire alla promozione e valorizzazione di un territorio – quello della costa ionica e dei territori contermini – attraversato dal pensiero di Pitagora e, pertanto, culla della cultura scientifica e della civiltà magnogreca, eredità strategica su cui costruire l’identità territoriale contemporanea”.
Nell’attesa dunque di  conoscere i contenuti del progetto, penso di fare cosa utile al dibattito culturale pubblicando i contenuti della mia idea progettuale presentata nel ruolo di consulente scientifico per la Fondazione Sassi di Matera alla fine degli anni Novanta del secolo da poco trascorso. Pubblico questa presentazione interamente a mia firma, non l’intero progetto di cui sono stata coordinatore scientifico e che all’epoca ottenne un interessante riscontro (ma i tempi non erano ancora maturi in assenza di una globale visione strategica e politica a fare da volano), perché coinvolge anche l’opera di altri professionisti, un team organizzato secondo diversificate competenze e campi d’interesse, dall’archeologia all’urbanistica, dall’economia alla storia e al marketing del territorio … inutile farne l’elenco. Nei fatti la proposta progettuale, predisposta con una lente d’ingrandimento sul versante ionico della Basilicata, analizzava e prospettava scenari di valorizzazione interessanti allora come ora e soprattutto lungimiranti, avendo posto il focus su Matera come centro da cui irradiare la promozione delle aree contermini, dalla fascia ionica all’immediato entroterra.
Mi sembra interessante riproporre questo contributo sia per il tema di fondo: l’idea di un parco (letterario nella proposta di allora, ma nei fatti archeologico e contemplante tutte le altre declinazioni contemporanee in termini di economia della cultura) elaborato intorno alla figura di Pitagora; sia per l’attualità di impostazione e metodo per quanto attiene alla valorizzazione della Magna Grecia e del territorio afferente. Oggi si parla a giorni alterni se non quotidianamente di economia della cultura, ma chi si occupa da quasi trent’anni di beni culturali sa quanto fosse già chiaro allora il fatto che economia e cultura sono i due termini di un binomio praticamente inscindibile e questa consapevolezza sottende l’idea progettuale di vent’anni fa. È chiaro che qualche elemento va storicizzato perché vent’anni – e soprattutto gli ultimi vent’anni attraversati da un’autentica rivoluzione culturale e tecnologica – sono un segmento temporale lunghissimo, e poi non c’era la candidatura di Matera a capitale europea della cultura per il 2019 a fare da focus o centro o volano, che dir si voglia, a partire dal quale irradiare opportunità per il territorio provinciale e regionale. A parte questo, la sensazione di chi recentemente ha letto questa idea progettuale è che l’impianto culturale di fondo possa essere considerato ancora valido.
Dal mio angolo visuale attuale, che è quello di chi studia e promuove la crescita e la valorizzazione del territorio come operatore del settore non partecipando a bandi pubblici, ma non escludendosi dal dialogo con la rete istituzionale, appare interessante condividere un tema che per ragioni incomprensibili si è eclissato come tante altre cose nell’archivio della memoria, ma riemerge oggi con determinata e convincente attualità.

Rosalba Demetrio

 

Rosalba Demetrio è Archeologa. Svolge attività di ricerca storica e di insegnamento, affiancando all’impegno scientifico quello di consulente nel campo dei beni culturali.
E’ autrice di pubblicazioni che hanno come campo di indagine la storia urbana, degli insediamenti e del territorio. Tra i volumi di maggiore rilievo si segnalano le monografie:
– Matera, in: “Le città nella storia d’Italia”, collana diretta da Cesare De Seta per la Casa Editrice Laterza, intr. di Cosimo Damiano Fonseca;
– Matera. Forma et imago urbis, pref. di Giuseppe Galasso.
Con questa pubblicazione ha vinto nel 2009 la XXXVIII ed. del “Premio letterario Basilicata”- Sezione Saggistica storica. Capo Delegazione FAI Matera. Vice Presidente Regionale FAI (Fondo Ambiente Italiano) e Responsabile culturale per la Basilicata.
Consulente scientifico del FAI e coordinatore scientifico del progetto Casa Noha: I Sassi invisibili. Viaggio straordinario nella storia di Matera, prodotto dal FAI. Curatrice del programma di formazione in materia di Beni culturali: La città come bene culturale globale, promosso dalla Presidenza Regionale FAI Basilicata. Ideatrice e curatrice dei format: Homo Faber, FAI Teatro, L’anima dei Luoghi, promossi dalla Delegazione FAI di Matera.

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