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Sprechi nella sanità pugliese, la nota critica di Conca (M5S)

La sanità pubblica è sempre più al collasso, un coacervo d’interessi, mala gestio, clientele, ingiustizie e malaffare. Che si tratti di refezione ospedaliera, di protesica, di riabilitazione, di screening neonatale, di edilizia sanitaria, di bandi di gara, di emergenza-urgenza, di assistenza domiciliare, di welfare o di spesa farmaceutica, le cose non cambiano. Parlare di tutte le storture richiederebbe un romanzo a puntate, per questo mi soffermerò ancora una volta su un danno erariale grande quanto una casa, quello perpetrato quotidianamente nella farmaceutica.
È davvero indecente come negli anni si sia progressivamente sforato il tetto di spesa, fissato in un miliardo di euro, di altri 293 milioni senza metterci alcun freno né applicando la vigente normativa. È vero che l’anzianità media ci vede sempre più ‘vecchi’ e per questo più bisognosi di cure. È altrettanto vero che spesso, esagerando, si dà la colpa al costo dei cosiddetti farmaci biologici per l’epatite C che, peraltro, hanno filoni di spesa ad hoc, nella speranza che la fermezza dell’India possa porre freno a questa speculazione. È anche vero che l’ambiente fortemente inquinato ci fa ammalare sempre più spesso di carcinomi e si sa che le terapie tumorali costano, sintomatico è l’aumento di circa il 30% del codice 048 (codice di prenotazione per neoplasie) nell’ultimo lustro, ma è altrettanto vero che i risparmi sanciti per legge vengono disattesi da quindici anni. Cresce la spesa per la farmaceutica territoriale, diretta e convenzionata, dove sicuramente mancano i controlli (NIRS cercasi) tesi a verificare l’effettiva erogazione dei barbiturici agli aventi diritto ed “eventuali” abusi, che ha superato di 143 milioni di euro il tetto di spesa fissato in 819 milioni. Ciò che avviene nella spesa farmaceutica ospedaliera non è da meno, con una spesa che non dovrebbe superare i 252 milioni di euro l’anno e che invece oggi ha sforato il tetto idei 400 milioni. C’è una legge dello Stato, la 405 del 2001, che all’articolo 8 lettera C recita testualmente: “disporre, al fine di garantire la continuità assistenziale, che la struttura pubblica fornisca direttamente i farmaci, limitatamente al primo ciclo terapeutico completo, sulla base di direttive regionali, per il periodo immediatamente successivo alla dimissione dal ricovero ospedaliero o alla visita specialistica ambulatoriale”, ma nessun ospedale lo fa. Ho avuto modo di visitare diversi nosocomi, l’unico è stato forse un reparto di quello di Galatina che adempie ad intermittenza. Succede, quindi, che quando un paziente viene dimesso torna a casa con la prescrizione della terapia, qualche suo familiare dovrà prendersi l’incombenza di andare dal medico di famiglia per la prescrizione dei farmaci. Dopodiché andrà in farmacia per acquistarli, probabilmente dovrà tornare il giorno dopo perché non disponibili, e alla fine l’ASL sarà obbligata a rimborsare il 100% del costo al convenzionato. Se invece questi farmaci fossero acquistati per il tramite della farmacia ospedaliera, si sarebbero potuti acquistare con uno sconto fino al 60%. Considerato che ogni giorno sono migliaia i pugliesi che vengono dimessi da ospedali e pronto soccorso, è presto detto che si potrebbero risparmiare 300 milioni di euro. Una cifra enorme con la quale potremmo prendere in carico tutti i disabili dandogli un assegno di cura commisurato al reddito, senza che debba essere il Consiglio di Stato ad obbligarci a farlo. Si potrebbe ritornare a preparare i pasti direttamente negli ospedali per ridare dignità ai degenti perché, quando si è in ospedale e si riceve un pasto fumante e profumato, ci si sente già meglio: effetto placebo. E costerebbe anche meno. Si potrebbe investire in emergenza-urgenza, che dovrebbe essere il fiore all’occhiello del SSR, prevedendo ambulanze Mike in quei paesini sperduti sui monti Dauni e sulle Murge, dove la viabilità impervia e le intemperie invernali fanno sì che la Golden Hour per le patologie tempo-dipendenti rimanga un sogno, oltre che una grave ingiustizia. Si potrebbero fornire i farmaci cannabinoidi e i preparati galenici a tutti gli affetti da Sclerosi Multipla, sindrome di Tourette, etc… per la terapia del dolore. Si potrebbero prendere in carico tutti i nostri bambini e adulti rientranti nelle spettro autistico, si potrebbe incentivare l’assistenza domiciliare (SAD), valorizzando i caregiver introducendo i case manager e gli infermieri di quartiere, che paradossalmente non rappresenterebbero una spesa ma un guadagno per le casse pubbliche. Si potrebbe far partire l’ADI di terzo livello per la tanto decantata presa in carico degli assistiti ad alta complessità e che invece sono abbandonati alle loro drammatiche quotidianità.
Si potrebbero fare tantissime altre cose se solo chi ci governa decidesse, per una buona volta, di preoccuparsi degli interessi della gente e non delle lobbies di potere, tanto i denari ci sono: almeno 1 miliardo l’anno è sprecato, rubato legalmente e illegalmente, speso male in edilizia sanitaria… ma forse chiedo troppo.
Impegnerò la giunta con una mozione, ma non esiterò ad interessare la Corte dei Conti per l’ennesimo danno erariale, visto che avete imparato scientificamente a privatizzare i profitti e socializzare le perdite.

Mario Conca – Consigliere Regionale Movimento 5 Stelle Puglia

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